I DISTURBI ALIMENTARI A SEGUITO DELLA PANDEMIA DA COVID 19

Il COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute mentale e emotiva di molte persone in tutto il mondo. Ci sono stati casi di disturbi alimentari che si sono aggravati o che si sono sviluppati a causa della pandemia di COVID-19.

È difficile fornire statistiche precise sull’impatto del COVID-19 sui disturbi alimentari, poiché questi disturbi sono spesso sottostimati o non diagnosticati. Tuttavia, ci sono alcuni dati disponibili che suggeriscono che i disturbi alimentari potrebbero essere stati aggravati o sviluppati a causa della pandemia di COVID-19.

Secondo un sondaggio condotto dalla National Eating Disorders Association (NEDA) negli Stati Uniti nel 2020, il 45% delle persone con disturbi alimentari ha riferito che i sintomi del disturbo erano peggiorati durante la pandemia di COVID-19. Inoltre, il 39% ha riferito di avere difficoltà a ottenere il trattamento di cui avevano bisogno durante la pandemia.

L’anoressia, la bulimia e l’obesità sono disturbi alimentari seri che hanno conseguenze sulla salute fisica e mentale.

L’anoressia è caratterizzata da una paura irragionevole di ingrassare, un’immagine corporea distorta e una ridotta assunzione di cibo.

La bulimia è caratterizzata da episodi di abbuffate alimentari seguiti da comportamenti compensativi, come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, per prevenire l’aumento di peso.

L‘obesità è caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può aumentare il rischio di diverse condizioni di salute, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Durante la pandemia di COVID-19, alcune persone potrebbero aver sviluppato disturbi alimentari a causa dello stress e dell’ansia causati dalla pandemia, della mancanza di attività fisica a causa delle restrizioni di movimento o dell’aumento dell’assunzione di cibo come forma di conforto. Inoltre, le restrizioni imposte dalla pandemia, come la chiusura di negozi e ristoranti, potrebbero rendere più difficile l’accesso a cibi sani e nutrienti, contribuendo all’obesità.

Se ritieni di avere un disturbo alimentare è importante cercare aiuto professionale il prima possibile.

I disturbi alimentari possono essere trattati con successo con una combinazione di terapia, supporto nutrizionale e, se necessario, medicina.

Ecco alcune opzioni terapeutiche che potrebbero essere considerate per il trattamento dei disturbi alimentari:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC). La TCC è un tipo di terapia che mira a modificare i pensieri e i comportamenti negativi che contribuiscono ai disturbi alimentari. La TCC può aiutare a sviluppare abilità di coping sane e a migliorare l’immagine corporea e il rapporto con il cibo.
  • Terapia familiare. La terapia familiare coinvolge tutti i membri della famiglia e mira a migliorare le dinamiche familiari e a sostenere il recupero dal disturbo alimentare.
  • Supporto nutrizionale. Un dietista o un nutrizionista può aiutare a sviluppare un piano alimentare sano e soddisfacente e a gestire il peso in modo sano.
  • Medicina: In determinati casi, può essere utile assumere farmaci per trattare i disturbi alimentari.

È importante sottolineare che il trattamento dei disturbi alimentari è un processo continuo e che richiede tempo. Potrebbero essere necessarie diverse forme di trattamento per trovare quello che funziona meglio per te. Se hai preoccupazioni riguardo ai disturbi alimentari o alla tua salute mentale in generale, non esitare a chiedere aiuto a un medico o a un professionista della salute mentale.

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ZONA DI COMFORT – COSA FARE PER USCIRNE? CONSIGLI PRATICI -PARTE 2

Ho scelto la poesia “Lentamente Muore” della giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros perché rappresenta molto bene l’idea che se una vita non è vissuta al massimo e se non usciamo dalla nostra zona di comfort, dai nostri schemi mentali, tenderemo a rimanere fermi, senza mai viaggiare e conoscere altri aspetti di noi stessi.

Lentamente muore

“Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida
 felicità.”

Come ho scritto nell’articolo precedente, la zona di conforto è uno stato psicologico in cui la persona prova sicurezza e tranquillità perché, da esso, controlla tutto ciò che accade nella sua vita. Essa è formata dalle abitudini, dalle routines, dalle cose che non cambiano nel tempo.

La vita nella maggior parte dei casi è rutinaria. Tendiamo a vivere in questa zona di comfort, dove possiamo muoverci senza sperimentare alcun tipo di rischio. Tutto ciò è familiare, ci sentiamo sicuri, protetti, comodi perché non ci sono cambiamenti né imprevisti. Ma allo stesso tempo non cresciamo e adottiamo un atteggiamento passivo.

Rimanere nella nostra zona di comfort ci impedisce di esplorare nuove strade nella vita. Se riusciamo a sconfiggere la paura dell’ignoto per oltrepassare questi limiti, potremo ottenere cose che non pensavamo di essere capaci ottenere.

In questo articolo parlerò che cosa fare in concreto per uscire dalla nostra zona di conforto. Per uscirne, è necessario, come primo passo, pensare ai diversi aspetti della nostra vita, riflettere e chiedersi:

  • Sono soddisfatto della mia vita e con me stesso?
  • Come mi posiziono nel mio lavoro? E con la mia famiglia?
  • A quali sogni ho rinunciato nel corso della mia vita? Perché l’ho fatto?
  • Quali sono i miei hobby?
  • Che abilità ho sviluppato fino ad oggi?
  • Cosa ostacola la mia prestazione?

Essere coerenti con le risposte, anche se ci spaventano, significa mettere alla prova la nostra leadership interiore.

Tuttavia, quando non corriamo alcun rischio, corriamo il rischio di perderci cose buone. Perdiamo l’opportunità di evolverci. Abbiamo bisogno di uscire dalla nostra zona di comfort per raggiungere nuovi obiettivi.

Seguire i seguenti suggerimenti può aiutarci a farlo:

  • Affrontare le nostre paure gradualmente. Provare paura è una cosa naturale e serve a proteggerci dal pericolo. Tuttavia, la paura eccessiva è dannosa per il vostro sviluppo personale, perché ostacola le relazioni e la realizzazione di nuove esperienze.
  • Scoprire le nostre potenzialità. Le risposte di oggi saranno diverse da quelle che avrai nel caso tu faccia la stessa analisi in futuro. Questo accade perché sviluppiamo diverse abilità in base agli sforzi che facciamo nella nostra vita. Per questo dobbiamo essere sempre pronti ai cambiamenti.
  • Essere flessibile. La flessibilità è una caratteristica essenziale di una persona che conosce sé stessa ed è disposta a gestire situazioni inaspettate e imparare da queste.
  • Praticare attività che sviluppino la nostra creatività ed il nostro benessere. Investi in conoscenze che possono aggiungere valore alla tua vita professionale, ma non dimenticare di svolgere anche attività di tuo interesse personale. Queste strade ti permetteranno di essere una persona più completa e realizzata.
  • Condividere la tua opinione e accettare i feedback. Preparati anche ad ascoltare ed analizzare quello che gli altri hanno da dire su di te, pensando a come puoi migliorare.
  • Proporsi obiettivi quotidiani. Fai una lista di attività che desideri realizzare e fissa un termine per ciascuna di esse, senza porti obbiettivi irraggiungibili. Leggi un nuovo libro, vai a eventi sociali, oppure fai esercizi fisici sempre diversi. Tutte queste attività sono semplici esempi che puoi mettere in pratica per allontanarti dalla tua zona di comfort.

Uscire dalla nostra zona di comfort vuol dire vivere la vita con nuovi stimoli, cambiare punto di vista, reagire, ribellarci alla nostra condizione statica.

E ora prendi carta e penna e rispondi a queste domande: “Cosa farai oggi per uscire dalla tua zona di comfort?” “Cosa hai intenzione di fare prossimamente?”

Ricorda: non rimandare ciò che potresti fare oggi!

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CONDIVIDERE TEMPO DI QUALITÀ CON I FIGLI

Pensiamo che più tempo passiamo con i nostri figli, meglio è. Ma non è sempre così, in realtà dipende dalla qualità del tempo che dedichiamo.

In molte occasioni gli obblighi, il lavoro e la stanchezza ci privano di momenti rilassanti e in sintonia con i nostri familiari, ci impediscono di riconnetterci come coppia e come famiglia ma, ancora più importante, ci privano di momenti di qualità con i nostri figli.

Un tempo di qualità è quello in cui le risate e i sorrisi, le attività condivise, i giochi e anche le attività della vita quotidiana, sono i protagonisti. Tempo di qualità è: aiutare i nostri figli a fare i compiti, mostrare loro il nostro sostegno, mangiare insieme conversando, senza guardare la TV.

Vantaggi del Tempo di Qualità
Il tempo di qualità condiviso con i nostri figli produce i seguenti benefici:

  • migliora la comunicazione nella famiglia e la conoscenza reciproca;
  • migliora i legami affettivi e le relazioni familiari;
  • favorisce lo sviluppo dei bambini, inteso non solo in termini di sviluppo cognitivo, ma anche a livello affettivo e sociale;
  • rafforza e migliora anche la loro autostima.

L’infanzia è solo un breve momento nella vita dei nostri figli e nella nostra vita come genitori, quindi dobbiamo dedicare loro tempo di qualità. I figli crescono a velocità incredibile, e quando meno ce lo aspettiamo, hanno già superato un’altra fase del loro sviluppo. È per questo che è importante condividere tempo di qualità con loro, perché è proprio nell’infanzia che possiamo seminare e iniziare a formare un forte legame con loro, che si ripercuoterà per il resto della loro vita.


Da questo legame potremo stabilire con loro un rapporto basato sulla fiducia, il rispetto e l’amore. Per i nostri figli, noi saremo il luogo sicuro durante l’infanzia ed in noi troveranno la forza e la sicurezza di cui hanno bisogno per svilupparsi in modo pieno e felice.

E tu passi del tempo di qualità con tuo figlio?

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IL VALORE DEL NOSTRO TEMPO

“Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con sé stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.” Tiziano Terzani (giornalista e scrittore)

Noi viviamo di tempo, emozioni, vissuti, situazioni in una società frenetica dove il tempo è poco apprezzato. Ognuno di noi ha una visione diversa del tempo, non tutti tendono a pensare al suo valore e apprezzarlo, altri lo danno per scontato, come qualcosa che “possiedono“.

Il passare del tempo incide su tutti gli aspetti della vita di una persona, trascendendo anche quello monetario, perché, a differenza del denaro, il tempo speso non torna e non possiamo comprare più tempo. È la cosa più preziosa e allo stesso tempo la più grande dimostrazione che tutto è effimero, finito e limitato.

Imparare a gestire il nostro tempo è fondamentale per vivere bene ogni minuto della nostra vita e con consapevolezza. Il nostro tempo è vita, è oro; per questo bisogna sempre tener presente che il suo valore è il risultato delle decisioni che prendiamo e del modo in cui lo utilizziamo.

Investire tempo nel coltivare buone abitudini porterà come risultato una versione migliore di noi stessi. Alcune cose si concretizzeranno nel breve periodo, altre, a seconda del livello di importanza e del grado di complessità, richiederanno pazienza e costanza per raggiungerle a lungo termine.

Imparare a gestire correttamente il tempo è saper gestire noi stessi, gestire gli imprevisti e saper lavorare sulle cose importanti. Non è una questione di lavorare di più, ma di lavorare meglio, sfruttando il tempo disponibile. Non è una questione di quantità, ma di qualità.

LA GESTIONE DEL NOSTRO TEMPO E IL SUO VALORE

Si tratta di ottimizzare il tempo, essendo noi ad avere il suo controllo e non il contrario. Quindi cosa possiamo fare? Ecco alcuni consigli:

  • Pianificare,
  • Dare la priorità alle cose importanti,
  • Evitare le interruzioni,
  • Saper delegare,
  • Imparare a dire “No”,
  • Saper decidere sulle priorità,
  • Prendere coscienza del tempo,
  • Diventare più critici e consapevoli su come spendiamo il nostro tempo e dove lo investiamo.

E tu hai pensato come gestisci il tuo tempo? Gli dai valore? Lo utilizzi produttivamente?

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CURA DI SÉ STESSI E AUTO-COMPASSIONE

La cura di noi stessi inizia con la consapevolezza di ciò che succede dentro di noi, di come siamo. Solo quando siamo consapevoli possiamo iniziare a prenderci cura delle nostre esigenze.

La cura di noi stessi inizia con l’ascoltare il nostro corpo. Quando ci fermiamo un momento, rivolgiamo l’attenzione al corpo e percepiamo le nostre sensazioni, sintonizziamoci con noi stessi.

Cosa senti nel corpo quando mangi, quando leggi un giornale, quando fai la doccia Allenandoci, possiamo imparare ad ascoltare ciò che accade nel corpo.

L’auto-compassione è un modo per prendersi cura di noi, senza essere giudicanti o critici ed è particolarmente importante nei momenti di stress e sofferenza. Comporta sentimenti di gentilezza, cura e comprensione verso noi stessi, empatia e amore per la nostra vita. Come confortiamo un bambino quando è triste, possiamo confortare anche noi stessi quando siamo in difficoltà.

La auto-compassione è composta da tre parti (K. Neff):

  • Riconoscere e aprirci con consapevolezza al dolore emotivo;
  • Ricordare a noi stessi che la sofferenza è una realtà comune a tutti e che non dobbiamo vergognarci o isolarci quando qualcosa va male;
  • Rispondere con gentilezza e senza autocritica, rendendoci conto che meritiamo e abbiamo bisogno di compassione.

Tentare di usare la auto-compassione come metodo per resistere o sbarazzarci di emozioni negative è destinato a fallire. Dobbiamo ricordarci che la sofferenza è una parte naturale dell’essere umano.

Possiamo prenderci cura di noi vedendo il bambino che è in noi e riconoscendo di cosa ha bisogno. Il monaco buddista e maestro Thich Nhat Hanh utilizza l’immagine di un bebè per aiutarci a essere gentili con noi stessi. Se sei molto arrabbiato, per esempio, puoi trattare te stesso con estrema gentilezza e cullarti come un bebè.

“Quando diciamo di ascoltare con compassione, solitamente pensiamo ad ascoltare qualcun altro. Ma dobbiamo anche ascoltare il bambino ferito che è dentro di noi. A volte il bambino ferito in noi ha bisogno di tutta la nostra attenzione. Quel bambino che può emergere dalla profondità del tuo inconscio e chiedere la tua attenzione…”

Fermarci e chiederci: Quali sono i miei bisogni”? è il primo passo verso la auto-compassione nella vita quotidiana.

  • Tu, ascolti i tuoi bisogni?
  • Come ti prendi cura di te?
  • Sei comprensivo e compassionevole o critico e giudicante verso di te?

Bibliografia: K. Neff, La self- compassion. Il potere di essere gentili con sé stessi, a cura di G. Siddu Pilia, Franco Angeli Editore, Milano 2019.

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I BENEFICI DI USCIRE DALLA ZONA DI COMFORT

Si parla spesso di zona di comfort. Cos’è? Quali sono i benefici ad uscirne? Quante volte senti il desiderio o la necessità di fare qualcosa di diverso dal solito ma alla fine non riesci a farlo?

Questo perché ti senti a tuo agio a fare le solite cose che già conosci, che sono facili e che non richiedono sforzi anche se sono poco gratificanti. Senza rendertene conto, ti sistemi e ti senti a tuo agio nella tua zona di comfort. Ma se a volte avessi bisogno di qualcosa di più?

ZONA DI COMFORT – DOTT.SSA VANESA ROJAS

Che cos’è la zona di comfort?

È uno stato psicologico in cui la persona prova sicurezza e tranquillità perché, da esso, controlla tutto ciò che accade nella tua vita. Esso è formata dalle abitudini, dalle routines, dalle cose che non cambiano nel tempo.

La vita nella maggior parte dei casi è rutinaria, tendiamo a vivere in questa zona di comfort, dove possiamo muoverci senza esperimentare alcun tipo di rischio. Tutto ciò è familiare, ci sentiamo sicuri, protetti, comodi perché non ci sono cambiamenti nemmeno imprevisti, ma allo stesso tempo non cresciamo, adottiamo un atteggiamento passivo, in cui sappiamo cosa aspettarci.

La nostra zona di comfort è un problema? Per molti la zona di comfort non rappresenta un problema, dipende da come loro la vivono, come si sentono e quali sono le loro aspettative.

Nel tempo, rimanere sempre nella zona di comfort, ci può far vivere in una “gabbia” e allo stesso tempo, può impedirci di crescere intellettivamente ed emotivamente, oltre che a privarci di nuove esperienze.

Vi siete chiesti quante volte non facciamo determinate cose per paura, insicurezza, ecc. e di conseguenza non ci muoviamo dalla nostra zona di comfort perdendo in questo modo tante occasioni, nuove esperienze e momenti di apprendimento?

Tante volte uscire dalla nostra zona di comfort può creare paura, ma sicuramente ci permetterà di avere nel tempo:

  • fiducia in sé stessi,
  • autostima e sicurezza,
  • motivazione,
  • resilienza,
  • crescita personale e presa di coscenza,
  • nuove abilità (pratiche, emotive, psicologiche),
  • creatività e immaginazione,
  • capacità di mettersi alla prova.

Introdurre piccoli cambiamenti durante la tua giornata quotidiana può essere utile per abbandonare la zona di comfort. Prova a esperimentare nuove situazioni e sfide che ti danno curiosità e ti motivano a crescere. Darsi il tempo e conoscere nuovi luoghi, hobbies, persone, ecc. può risultare una esperienza arricchente e comportare tanti vantaggi.

E tu che rapporto hai con la tua zona di comfort? Hai provato ad uscirne? Prova ad esperimentare nuove sensazioni per apprendere e crescere.

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E LE MIE PAURE VOLANO VIA

Finalmente, dopo mesi di lavoro, è stato pubblicato il libro: “E Le Mie Paure Volano Via”, che ho scritto insieme a mia sorella Patricia Rojas, durante i difficili mesi del lockdown.

📚Di cosa tratta il libro?📚

In questo libro sono narrate quattro storie che evidenziano alcune delle paure più frequenti nei bambini tra i 6 e i 10 anni, come la paura della separazione dai genitori, la paura degli animali, la paura del fallimento scolastico e la paura dell’esclusione.

I bambini protagonisti di ogni storia, grazie all’intervento di figure di riferimento e alle strategie suggerite, sviluppano una visione diversa delle loro paure, superandole e migliorando così il loro benessere emotivo.

Il libro include una guida sulle paure dei bambini, alcune attività ludiche e dei suggerimenti utili agli adulti per aiutare i bambini a ottenere una migliore gestione delle emozioni e maggiore serenità.

📍 Disponibile in italiano solo su amazon.it

Disponibile in spagnolo solo su amazon.es

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PSICOLOGIA POSITIVA: BENESSERE E CRESCITA PERSONALE

Avete sentito parlare di psicologia positiva? Sapete cos’è?

La psicologia positiva è stata sviluppata dallo psicologo americano Martin Seligman. Studia i benefici del pensiero positivo, l’ottimismo, la felicità, la resilienza, i punti di forza e le virtù che ognuno di noi possiede, con il proposito di incrementare la soddisfazione con la vita e il benessere.

Le investigazioni evidenziano che è benefico promuovere lo sviluppo del pensiero e le emozioni positive già fin dall’infanzia per favorire i punti di forza psichici e affrontare meglio gli ostacoli della vita.

Benessere psicologico

APPLICAZIONI PRATICHE

La proposta di oggi è raccontarvi diverse esperienze che potete realizzare in famiglia, e anche in modo individuale, per promuovere le emozioni positive e l’ottimismo.

Una di queste è coltivare l’abitudine della gratitudine, perché è un’attività che genera benessere.

Procuratevi un quaderno e, ogni notte prima di coricarvi, scrivete tre cose accadute nel giorno appena trascorso per le quale siete grati o che vi abbiano dato piacere, felicità, soddisfazione. Per esempio: un momento piacevole durante la cena, una passeggiata, un buon risultato nel lavoro o nello studio.

Potete praticare questo esercizio in famiglia e poi, durante il fine settimana, riflettere sulle cose belle che apprezzate nella vita. Inoltre, quest’attività vi aiuterà a essere più coscienti dei buoni momenti che vi capitano durante il giorno e a scoprire cosa vi dà felicità.

Un’altra attività per incrementare i sentimenti di gratitudine consiste nello scrivere una carta ad una persona speciale (madre, padre, marito, amico, ecc.) ringraziandola per tutto le cose positive che avete ricevuto da lei. Leggete la carta varie volte e permettetevi di godere i sentimenti e le emozioni che vi provoca ringraziare questa persona speciale.

Un’altra proposta consiste che ogni membro della famiglia scriva un elenco di cinque virtù di un altro membro della famiglia, che successivamente le leggerà a voce alta. Questo esercizio rafforza l’autostima e la generosità emozionale con gli altri.

Anche gli atti di bontà sono un modo per sviluppare le emozioni positive.  Aiutate vostro figlio a compiere ogni giorno un atto di bontà verso gli altri. Potete aiutarlo a pianificare cosa fare, così potrà scoprire il bene che si prova ad essere buoni verso gli altri.

Inoltre, cercate di rallentare il ritmo quotidiano per assaporare e godervi un momento di piacere. Per esempio: cenare in famiglia, senza TV e cellulare, dialogare, ecc. Tutto ciò è una buona routine di psicologia positiva per rafforzare i vincoli.

Un altro punto importante sono i rapporti sociali. Avere relazioni sociali significative e condividere tempo di qualità con amici o familiari contribuisce al nostro benessere generale. Non importa la quantità di amici che abbiamo, ma la frequenza delle interazioni e le attività condivise con loro.

Infine, fare una lista di mete a corto e a lungo termine, fattibili di realizzare. Vedere come raggiungiamo quello che ci proponiamo ci fa sentire meglio e ci aiuta ad avere maggiore benessere.

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Aiutiamo i bambini a sviluppare l’intelligenza emotiva

Ci preoccupiamo molto perché i bambini acquisiscano conoscenza, ottengano buoni voti, conoscano le lingue, apprendano le tecniche di studio. Tutto ciò è molto importante e necessario nella vita del bambino, ma tante volte dimentichiamo la sua intelligenza emotiva.

Cos’è Intelligenza Emotiva?

L’intelligenza emotiva, trattata la prima volta nel 1990 dai professori Peter Salovey e John D. Mayer, consiste nel saper riconoscere le emozioni, nell’essere consapevoli dello stato emotivo in cui ci troviamo, sia con noi stessi che con gli altri, e per questo, un prerequisito per lavorare con i bambini è l’acquisizione di un ampio vocabolario emotivo, in cui vengono raccolte le emozioni di base.

Ogni emozione ha un nome ed è importante che il bambino impari a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, sappia dire ciò che sente e come lo sente. Tutto ciò è possibile attraverso il dialogo, il confronto e soprattutto l’ascolto.

I bambini che hanno una buona capacità di autoregolazione emotiva: sono più preparati e disposti ad affrontare la scuola, hanno meno problemi comportamentali, sia in classe che a casa, ottengono voti migliori, hanno meno problemi di ansia, depressione e isolamento, si comportano in modo meno aggressivo, sviluppano meglio le loro capacità cognitive e le loro abilità sociali.

RICONOSCERE LE NOSTRE EMOZIONI HA UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA CRESCITA DEL BAMBINO

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I MANDATI FAMIGLIARI E LA LORO IMPORTANZA IN PSICOLOGIA

In psicologia, uno dei concetti più influenti, ma spesso trascurati, è quello dei mandati famigliari, cioè quegli “ordini invisibili”, trasmessi da generazione a generazione, che possono avere un impatto significativo sul comportamento e sul benessere emotivo di un individuo.

Definizione di Mandati Famigliari

I mandati famigliari sono fondamentalmente messaggi o ordini che vengono passati all’interno di una famiglia. Possono essere espliciti, come le aspettative espresse dai genitori sui figli, o impliciti, incorporati in comportamenti e atteggiamenti quotidiani. Questi sono alcuni esempi di mandati famigliari: “devi essere sempre il migliore”, “non devi mostrare le tue emozioni” o “devi mantenere sempre la pace”.

L’Impatto dei Mandati Famigliari sulla Psiche

Gli effetti di questi mandati possono essere profondi e influenzare le decisioni di un individuo, plasmare la sua personalità e determinare le sue relazioni con gli altri. Ad esempio, un mandato famigliare che insiste sulla perfezione può portare una persona a soffrire di ansia da prestazione o a sviluppare una paura eccessiva del fallimento.

Numerosi studi hanno collegato i mandati famigliari a una varietà di disturbi psicologici e hanno trovato un’associazione significativa tra mandati famigliari disfunzionali e sintomi di depressione e di ansia.

Riconoscere e affrontare i mandati famigliari è un componente fondamentale della psicologia. Infatti, lo psicologo aiuta l’individuo a identificare i mandati famigliari che potrebbero essere alla base dei suoi problemi attuali. Questo può comportare la discussione delle esperienze infantili del cliente, l’osservazione dei suoi schemi di pensiero e comportamento e la creazione di connessioni tra questi fattori e i mandati famigliari riconosciuti.

La Terapia Familiare Sistemica, per esempio, mira a cambiare i mandati famigliari disfunzionali attraverso la ristrutturazione delle interazioni familiari, mentre la Terapia Cognitivo-Comportamentale, può aiutare l’individuo a riconoscere e cambiare i pensieri e i comportamenti negativi derivanti dai mandati famigliari.

Gli interventi per affrontare i mandati famigliari possono avvenire su diversi livelli, quali:

Terapia Individuale

In un contesto individuale, lo psicologo può lavorare con il paziente per aiutarlo a riconoscere e comprendere i mandati famigliari che potrebbero influenzare il suo comportamento, i suoi sentimenti e le sue relazioni. Questo può comportare l’esplorazione delle esperienze passate del paziente, l’identificazione di schemi di pensiero e comportamento ricorrenti, e la creazione di collegamenti tra queste dinamiche e i mandati famigliari.

Una volta identificati i mandati famigliari, lo psicologo può aiutare il paziente a sfidarli o a modificarli. Questo potrebbe includere l’uso di tecniche cognitive per aiutare il paziente a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali, l’apprendimento di nuove abilità di problem-solving o di coping, e la promozione di cambiamenti positivi nel comportamento e nelle relazioni del paziente.

Terapia Familiare

Nel contesto della terapia familiare, l’intervento può essere più diretto. Lo psicologo può lavorare con l’intera famiglia per identificare i mandati famigliari che potrebbero avere un impatto negativo sui membri della famiglia e sulle loro relazioni. Questo comporta l’osservazione delle interazioni familiari, la facilitazione della comunicazione aperta e onesta tra i membri della famiglia, l’aiuto nel riconoscimento dei modelli disfunzionali, la ristrutturazione delle interazioni familiari, il sostegno alla famiglia nel creare nuovi modelli di comunicazione e comportamento e l’incoraggiamento alla famiglia nello stabilire nuovi mandati più sani e costruttivi.

Terapia di Gruppo

La terapia di gruppo può anche essere utile per affrontare i mandati famigliari. In un gruppo, i partecipanti possono condividere le loro esperienze, offrire e ricevere supporto, e apprendere nuove strategie di coping e problem-solving. Lo psicologo ha il compito di facilitare queste discussioni, offrendo input e feedback, e guidando il gruppo verso la comprensione e la modifica dei mandati famigliari.

In sintesi, l’intervento dello psicologo per affrontare i mandati famigliari può assumere molte forme e dipende dalle specifiche esigenze e circostanze del paziente o della famiglia. Tuttavia, l’obiettivo fondamentale è sempre lo stesso: aiutare le persone a riconoscere e cambiare i mandati famigliari che possono avere un impatto negativo sulla loro vita, promuovendo così il benessere e la salute mentale.

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L’IMPORTANZA E I BENEFICI DELLA TERAPIA FAMILIARE

Una chiave per il benessere di tutti i membri della famiglia

INTRODUZIONE

La terapia familiare è un approccio terapeutico che si concentra sulle dinamiche e sulle interazioni tra i membri di una famiglia, al fine di favorire il benessere e la crescita di ogni individuo all’interno del sistema familiare. In questo articolo, esploreremo l’importanza della terapia familiare e i suoi numerosi benefici per i membri della famiglia, sia individualmente che nel loro insieme.

1. MIGLIORAMENTO DELLE RELAZIONI FAMILIARI

Uno degli obiettivi principali della terapia familiare è quello di migliorare le relazioni tra i membri della famiglia. Attraverso il dialogo e la comprensione delle dinamiche familiari, il terapeuta aiuta i membri a sviluppare una comunicazione più efficace, a risolvere i conflitti e a costruire relazioni più solide e sane.

2. SVILUPPO DI ABILITÀ DI PROBLEM-SOLVING

La terapia familiare aiuta i membri a sviluppare abilità di problem-solving, insegnando loro come affrontare e risolvere i problemi in modo costruttivo. Questo può portare a una migliore gestione dello stress e a una maggiore resilienza di fronte alle difficoltà della vita.

3. GESTIONE DI PROBLEMI SPECIFICI

La terapia familiare può essere particolarmente utile nel trattare problemi specifici come  dipendenze, traumi, problemi comportamentali e difficoltà scolastiche. In questi casi, il terapeuta lavora con la famiglia per sviluppare strategie efficaci per affrontare e superare tali sfide.

4. RAFFORZAMENTO DELL’AUTOSTIMA E DEL SOSTEGNO EMOTIVO

La terapia familiare può contribuire a rafforzare l’autostima e il sostegno emotivo tra i membri della famiglia. Quando i membri si sentono sostenuti e valorizzati all’interno della famiglia, è più probabile che abbiano successo nel raggiungimento dei loro obiettivi e nel superamento delle difficoltà personali.

5. PROMOZIONE DELLA CRESCITA INDIVIDUALE E DEL CAMBIAMENTO

La terapia familiare incoraggia la crescita individuale e il cambiamento, permettendo ai membri di acquisire una migliore comprensione di sé e degli altri. Inoltre, il terapeuta aiuta i membri a sviluppare strategie per gestire i cambiamenti all’interno della famiglia, come l’arrivo di un nuovo membro, una separazione o un lutto.

CONCLUSIONE

In conclusione, la terapia familiare è uno strumento prezioso per migliorare la qualità delle relazioni e il benessere di tutti i membri della famiglia. Attraverso il lavoro con un terapeuta esperto, le famiglie possono imparare a comunicare in modo più efficace, sviluppare abilità di problem-solving e affrontare sfide specifiche, il tutto mentre rafforzano l’autostima e il sostegno emotivo.

BIBLIOGRAFIA

1. Minuchin, S. (1974). Families and Family Therapy. Harvard University Press.

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ATTACCAMENTO TRA GENITORI E FIGLI

L’attaccamento tra genitori e figli si riferisce alla forte connessione emotiva che si sviluppa tra un bambino e i suoi genitori durante i primi anni di vita. Questa connessione si basa sulla capacità del bambino di affidarsi ai suoi genitori per le proprie necessità di base, come il cibo, la protezione e l’affetto.

Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, l’attaccamento è un bisogno primario e innato dell’essere umano e rappresenta una necessità biologica per la sopravvivenza. Bowlby sostiene che l’attaccamento si sviluppa attraverso una serie di fasi, dalle prime esperienze di contatto fisico con la madre dopo la nascita, all’esplorazione dell’ambiente circostante da parte del bambino.

ATTACCAMENTO TRA GENITORI E FIGLI

Bowlby credeva che la relazione di attaccamento tra un bambino ed i suoi genitori fosse un modello per le future relazioni interpersonali dell’individuo.

Gli studiosi dell’attaccamento hanno identificato quattro tipi principali di attaccamento:

  • Attaccamento sicuro:Il bambino si sente a proprio agio con i genitori che utilizza come punto di riferimento sicuro per esplorare l’ambiente circostante.
  • Attaccamento insicuro-evitante: Il bambino sembra non interessarsi molto alla presenza dei genitori e non cerca il loro conforto o la loro protezione.
  • Attaccamento insicuro-ambivalente: Il bambino sembra confuso e preoccupato per la presenza dei genitori, cerca il loro conforto ma non riesce a calmarsi.
  • Attaccamento insicuro-disorganizzato: Il bambino sembra non avere una strategia coerente per gestire la presenza dei genitori e può apparire confuso o spaventato.

La ricerca ha dimostrato che l’attaccamento sicuro è associato a una maggiore sicurezza emotiva, una maggiore autostima e una maggiore capacità di stabilire relazioni intime e soddisfacenti nell’età adulta. Al contrario, i bambini con un attaccamento insicuro possono sviluppare problemi comportamentali, emotivi e relazionali, tra cui l’ansia, la depressione e la difficoltà a costruire relazioni significative.

L’attaccamento sicuro si sviluppa quando il bambino ha fiducia che il suo genitore risponderà alle sue esigenze in modo coerente e affidabile. In altre parole, quando il bambino piange o manifesta necessità, se il genitore risponde prontamente e con attenzione, il bambino si sentirà rassicurato e sicuro. Al contrario, se il genitore non risponde o risponde in modo inadeguato, il bambino può sentirsi insicuro o ansioso.

La maggior parte dei bambini sviluppa un attaccamento sicuro, ma circa il 20% dei bambini sviluppa un attaccamento insicuro e la maggior parte di questi hanno un attaccamento insicuro-evitante.

I bambini con un attaccamento sicuro sviluppano una maggiore autostima e una maggiore sicurezza emotiva, e sono più in grado di esplorare il mondo intorno a loro in modo indipendente. D’altra parte, i bambini con un attaccamento insicuro possono sviluppare problemi di comportamento e relazionali, che possono persistere anche in età adulta.

In sintesi, l’attaccamento tra genitori e figli è un aspetto fondamentale dello sviluppo infantile e può influenzare la salute emotiva e relazionale del bambino a lungo termine. È importante per i genitori creare un ambiente sicuro, prevedibile e amorevole per i loro figli, in modo che possano sviluppare un attaccamento sicuro e stabile.

Contatta la dott.ssa Vanesa Rojas al 339-250.9358

Bibliografia

L’attaccamento. La relazione fondamentale nella vita del bambino” di Fabio Scacciati. Il libro si concentra sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby e sul suo impatto sullo sviluppo infantile.

L’attaccamento. Come costruire una relazione sicura con il tuo bambino” di Mary Ainsworth e Mary Main. Questo libro presenta la teoria dell’attaccamento e le quattro categorie principali di attaccamento, fornendo anche suggerimenti pratici per i genitori su come costruire un attaccamento sicuro con il proprio bambino.

Il bambino e il suo mondo interno. Riflessioni sull’attaccamento e la relazione di cura” di Selma Fraiberg. Questo libro esplora la relazione tra l’attaccamento e la formazione dell’identità del bambino, offrendo una guida pratica per i genitori e i professionisti della salute mentale.

IMPARARE A LASCIAR ANDARE

Lasciar andare implica non continuare a desiderare quello che vogliamo ottenere e non rimanere legati a quello che già abbiamo, o semplicemente a quel che pensiamo di dover avere. Lasciar andare significa anche non rimanere ancorati a quel che odiamo, a quello verso cui proviamo una fortissima avversione“. J. Kabat Zinn

Lasciar andare è un processo naturale della vita. Tuttavia, è complesso ed è uno di quelli che ci causa più sofferenza. 
Quante cose hai dovuto lasciar andare nella tua vita? Sono molte le situazioni in cui possiamo trovarci a dover lasciar andare qualcosa:

  • Rompere una relazione,
  • Perdere una persona cara,
  • Cambiare abitudini,
  • Cambiare lavoro,
  • Lasciare il nostro luogo di residenza.

Spesso ci aggrappiamo a persone, cose o situazioni per paura di perderle, per non sentire dolore o tristezza nel momento del distacco. Abbiamo paura di cambiare, di far entrare il nuovo, per paura di lasciare andare il vecchio. Infatti, spesso abbiamo difficoltà a staccarci da ricordi, persone, situazioni che hanno significato molto per noi oppure che ci hanno fatto del male. Oppure, ci hanno fatto passare dei bei momenti, ma non fanno più parte della nostra vita.  

Per iniziare a lasciare andare bisogna comprendere e accettare che le cose sono andate in un certo verso e che non possiamo cambiarle, una volta fatto ciò, siamo pronti a lasciare andare ciò che ci legava al passato.

Lasciar andare, non è legato esclusivamente al dolore, alla perdita o alla sofferenza, anzi può rappresentare un’opportunità di apprendimento e di crescita personale. 

La vita, in sostanza, è un continuo fluire dove nulla rimane statico, tutti facciamo parte di continui cambiamenti.

Perché non lasciamo andare? Tra i principali motivi per cui ci aggrappiamo al passato, troviamo:

  • La paura del cambiamento e dell’ignoto, che pensiamo possa essere molto negativo o difficile da gestire,
  • Non vogliamo perdere qualcosa che ci piace e che ci dà piacere,
  • Siamo molto rigidi e questa rigidità ci dà, a torto, il senso di controllo e potere,
  • Un sentimento di forte attaccamento, esagerato e negativo, che trasciniamo dalla nostra infanzia e vissuto da quando eravamo piccoli,
  • Una bassa autostima che ci blocca, anche di fronte al negativo.

Per lasciar andare il passato, bisogna imparare a vivere il presente, il qui e l’ora, fissando l’attenzione su tutto quello che si fa in ogni momento.

Per lasciar andare qualsiasi persona, situazione o cosa, è importante scoprire quali vantaggi secondari otteniamo rimanendo in quella posizione e quali credenze e pensieri sbagliati abbiamo al riguardo.

Una volta che li abbiamo scoperti, possiamo fare i cambiamenti necessari.

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IL PARENT TRAINING: DIVENTARE GENITORI EFFICACI

Il parent training, in psicologia, è un intervento che ha come obiettivo principale quello di aiutare i genitori a sviluppare abilità e competenze nella gestione dei comportamenti dei loro figli, al fine di migliorare la qualità della vita familiare e delle relazioni genitore-figlio.

Il parent training è un intervento centrato sul genitore e si basa sul presupposto che i genitori siano i primi educatori e influencer nella vita dei loro figli. In questo senso, il parent training si concentra sulla formazione e sul sostegno dei genitori, piuttosto che sul trattamento diretto del bambino.

Durante il parent training, i genitori imparano tecniche di gestione dei comportamenti che incoraggiano lo sviluppo di comportamenti positivi e abilità sociali nei loro figli. Queste tecniche includono la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti, la disciplina positiva e la promozione delle abilità sociali e di autocontrollo.

Il parent training può essere personalizzato in base alle esigenze specifiche della famiglia e dei problemi comportamentali dei loro figli.

Il parent training solitamente prevede incontri di gruppo o sessioni individuali con uno psicologo, durante i quali i genitori apprendono tecniche di comunicazione efficace per la risoluzione dei problemi e la disciplina positiva. L’obiettivo è quello di fornire ai genitori gli strumenti necessari per gestire i comportamenti problematici dei loro figli in modo costruttivo e aiutare i bambini a sviluppare competenze sociali e di autocontrollo.

Famiglia e Parent Training

Il parent training può essere utilizzato per trattare una vasta gamma di problemi comportamentali nei bambini, come:

Comportamenti oppositivi e disobbedienti: il parent training può aiutare i genitori a gestire comportamenti difficili come la ribellione, la negatività e la disobbedienza nei bambini.

Problemi di disciplina (aggressività e capricci): i genitori possono imparare tecniche efficaci di disciplina e di risoluzione dei conflitti per gestire i comportamenti indesiderati dei loro figli.

Difficoltà nell’apprendimento: il parent training può aiutare i genitori a supportare i loro figli nell’apprendimento scolastico e nell’affrontare eventuali difficoltà come l’iperattività e la disattenzione.

Problemi di comportamento nei disturbi dello spettro autistico: il parent training può aiutare i genitori a comprendere e gestire i comportamenti associati ai disturbi dello spettro autistico.

Ansia e depressione: il parent training può aiutare i genitori a identificare e gestire l’ansia e la depressione nei loro figli.

Problemi di comportamento associati all’abuso di sostanze: Il parent training può aiutare i genitori a prevenire e gestire l’uso di sostanze stupefacenti da parte dei loro figli.

Disturbi del comportamento alimentare: il parent training può essere un utile strumento per aiutare i genitori a gestire i problemi alimentari dei loro figli, come l’anoressia, la bulimia e l’obesità.

Il parent training è un approccio efficace per affrontare questi problemi e migliorare la relazione genitore-figlio, la comunicazione e la qualità della vita familiare.

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LUTTO E SEPARAZIONI NELLA VITA DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI

Il lutto e la separazione sono eventi difficili da affrontare per tutti, ma possono essere particolarmente traumatici per i bambini e per gli adolescenti.

In caso di lutto o separazioni, i bambini e gli adolescenti possono sperimentare una vasta gamma di emozioni negative come: tristezza, ansia, colpa, rabbia e senso di perdita. Questi sentimenti possono influire negativamente sul loro benessere emotivo e psicologico, compromettendo la loro capacità di affrontare le sfide quotidiane e di sviluppare relazioni sane.

Ecco alcuni consigli per aiutare i bambini e gli adolescenti a gestire il lutto e le separazioni.

Siate onesti: I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di sapere cosa sta accadendo e di avere informazioni affidabili.

Siate disponibili: Fornite loro un supporto emotivo e fisico. Ascoltateli e rispondete alle loro domande.

Validate i loro sentimenti: Riconoscete i loro sentimenti e fate loro sapere che è normale sentirsi tristi, arrabbiati o confusi in queste situazioni.

Mantenete una routine: La routine aiuta a dare stabilità e sicurezza ai bambini e agli adolescenti.

Coinvolgeteli in attività che li facciano sentire positivi: Aiutateli a concentrarsi su cose che li fanno sentire felici e positivi.

Fornite loro opportunità per esprimersi: Incoraggiateli a parlare delle loro emozioni o a scrivere o disegnare i loro sentimenti.

Considerate l’aiuto professionale: Se i bambini o gli adolescenti stanno avendo difficoltà a gestire il lutto o la separazione, considerate l’idea di rivolgervi a un professionista della salute mentale, che sarà in grado di fornire supporto e consigli specifici per la situazione unica di ogni bambino o adolescente.

Lo psicologo può aiutare i giovani a elaborare il loro lutto e a gestire le loro emozioni attraverso la terapia. Questo può comportare la rielaborazione dei ricordi del defunto o delle circostanze della separazione, l’identificazione delle fonti di stress e dei pensieri negativi e la costruzione di nuove strategie di coping.

Inoltre, lo psicologo può fornire supporto ai genitori nella gestione delle difficoltà che possono sorgere durante una separazione o un lutto. Questo può includere la mediazione nella comunicazione tra i genitori, l’aiuto nella gestione dei conflitti e dei problemi pratici, e la consulenza per il supporto emozionale dei figli.

In generale, il supporto psicologico può aiutare i giovani a superare il lutto e a sviluppare una prospettiva più positiva, migliorando la loro capacità di affrontare le sfide future e di costruire relazioni sane e positive.

Ricordate che ogni bambino o adolescente reagirà in modo diverso e che il supporto che offrite deve essere personalizzato alle loro esigenze specifiche. La cosa più importante è essere presenti e disponibili per loro in questo momento difficile.

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Le carte Dixit: l’uso delle immagini come strumento per conoscersi meglio e raccontarsi. 

Dixit è un gioco di carte creato nel 2002 dal neuropsichiatra infantile Jean-Louis Roubira. Il gioco consiste in un mazzo di 84 carte illustrate con immagini surreali e astratte e consiste nel far indovinare agli altri giocatori la carta da scelta utilizzando una parola o una frase che la descrivono.

Recentemente, le carte Dixit sono state utilizzate anche in ambito psicoterapeutico, sia con adulti che con bambini, perché il gioco permette di esplorare la creatività e la fantasia dei pazienti, stimolando la comunicazione e la cooperazione. Inoltre, le immagini astratte delle carte possono essere utilizzate come supporto per lavorare su emozioni e pensieri inconsci.

Carte Dixit

In psicoterapia, le carte Dixit possono essere utilizzate in diversi modi, ad esempio come strumento per:

  • Sviluppare la capacità di comunicare in modo efficace,
  • Migliorare la capacità di ascolto attivo,
  • Lavorare sull’espressione delle emozioni,
  • Sviluppare la creatività e la fantasia,
  • Stimolare la cooperazione e la socializzazione,
  • Sviluppare la capacità di problem solving.

L’uso delle carte Dixit nelle sedute è un’ottima scelta perché permette di lavorare su diverse tematiche in modo ludico, stimolando la partecipazione attiva dei pazienti e rendendo il processo terapeutico più coinvolgente.

Le carte Dixit sono uno strumento versatile che può essere utilizzato in diversi contesti terapeutici, come la terapia individuale, di coppia o di gruppo.

Inoltre, ci sono diversi studi e ricerche che hanno esplorato l’uso delle carte Dixit in ambito terapeutico, sia con adulti che con bambini, e che hanno evidenziato i suoi benefici per la crescita personale e la risoluzione dei problemi. È importante però sottolineare che, come per qualsiasi strumento terapeutico, è fondamentale che l’uso delle carte Dixit sia integrato in una terapia e sia condotto da un professionista formato e specializzato.

E tu, conoscevi le carte Dixit?

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BULLISMO

Il bullismo è un fenomeno diffuso nelle scuole di tutto il mondo, comprese quelle italiane. Secondo l’Indagine nazionale sulla violenza a scuola, condotta dal Ministero dell’Istruzione nel 2018, il 40% degli studenti italiani ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di bullismo negli ultimi tre mesi.

Il bullismo è stato segnalato con maggiore frequenza nelle scuole medie inferiori (48%) rispetto alle scuole medie superiori (32%) e alle scuole elementari (17%).

Il bullismo è un comportamento intenzionalmente dannoso verso una persona o un gruppo di persone, che viene ripetuto nel tempo. Nelle scuole, il bullismo può assumere le seguenti forme:

  • Fisica: aggressioni fisiche, come spintoni, schiaffi, pugni, calci;
  • Verbale: insulti, minacce, diffamazione, esclusione sociale;
  • Relazionale: esclusione sociale, ostracismo, gossip;
  • Online: cyberbullismo, ovvero il bullismo che avviene tramite i mezzi di comunicazione digitale, come ad esempio social media, chat, SMS, e-mail.

Il bullismo verbale è stato segnalato come la forma di bullismo più comune (80%), seguito dal bullismo relazionale (47%) e dal bullismo fisico (18%). Il bullismo online è stato segnalato dal 9% degli studenti.

Il bullismo può avere gravi conseguenze per le vittime, come ad esempio il danno all’autostima, l’ansia, la depressione, il senso di isolamento, e in alcuni casi può persino portare al suicidio. È importante che le scuole adottino misure efficaci per prevenire il bullismo e proteggere gli studenti.

Non esiste un profilo specifico di un “bullo scolastico”. I bulli possono avere diverse caratteristiche e possono agire in modo diverso in base alla situazione. Tuttavia, alcune caratteristiche che possono essere associate ai bulli scolastici includono:

  • Bassa autostima: i bulli possono agire in modo aggressivo per nascondere le loro insicurezze e aumentare la loro autostima;
  • Bisogno di potere e controllo: i bulli possono cercare di sottomettere gli altri per sentirsi forti e potenti;
  • Assenza di empatia: i bulli possono avere difficoltà a mettersi nei panni degli altri e a comprendere le loro emozioni;
  • Assenza di regole: i bulli possono avere scarsa considerazione per le regole e per gli altri, e possono agire senza tenere conto delle conseguenze delle loro azioni;
  • Storia familiare di violenza: i bulli possono essere stati vittime o testimoni di violenza in famiglia, e questo può influire sul loro comportamento.

È importante sottolineare che queste caratteristiche non sono presenti in tutti i bulli, e che non tutte le persone che presentano queste caratteristiche diventeranno bulli. Inoltre, i bulli possono cambiare e migliorare il loro comportamento con l’aiuto di un supporto adeguato.

I trattamenti che possono aiutare i bulli scolastici dipendono dalle cause sottostanti al loro comportamento aggressivo. Alcuni trattamenti che possono essere utili per i bulli scolastici sono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale: questo tipo di terapia può aiutare i bulli a identificare e modificare i pensieri e le emozioni che stanno alla base del loro comportamento aggressivo;
  • Terapia familiare: se il bullismo è legato a problemi all’interno della famiglia, la terapia familiare può aiutare a risolvere questi problemi e a promuovere un ambiente più sano e positivo in casa;
  • Interventi di gruppo: il lavoro di gruppo con altri adolescenti che hanno problemi di comportamento simili può aiutare i bulli a sviluppare nuove abilità sociali e a imparare a gestire le loro emozioni in modo più adeguato;
  • Supporto scolastico: se il bullismo è legato a difficoltà scolastiche o a un ambiente scolastico poco sostenibile, il supporto scolastico può aiutare il bullo a migliorare il rendimento scolastico e a trovare un ambiente più positivo dove sviluppare le proprie abilità.

Inoltre, si devono aiutare anche i bambini che sono stati bullizzati in funzione della quantità e dell’intensità degli episodi di bullismo di cui sono stati vittime.

E’ fondamentale che le scuole lavorino in modo collaborativo con le famiglie e i servizi sociali per garantire un supporto continuativo e integrato alle vittime e ai bulli.

Se si sospetta o si scopre che un figlio è un bullo, è importante che le famiglie intervengano per aiutare il figlio a cambiare il suo comportamento e per proteggere gli altri dal suo comportamento aggressivo.

Invece, se si sospetta o si scopre che un figlio è vittima di bullismo, è importante che le famiglie intervengano per proteggere il figlio dal bullismo e per aiutarlo a superare le conseguenze negative.

Ogni caso di bullismo è unico e le famiglie devono trovare la soluzione più adeguata alle esigenze del figlio. Inoltre, è fondamentale che le famiglie lavorino in modo collaborativo con la scuola e con altri servizi per garantire un supporto continuativo e integrato al figlio.

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DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) influiscono sulle capacità di una persona di comprendere e utilizzare correttamente la lettura, l’ortografia, il calcolo e altre abilità funzionali all’apprendimento. I DSA sono spesso presenti sin dall’infanzia e possono persistere per tutta la vita, se non vengono trattati adeguatamente.

Secondo il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), in Italia circa il 5% degli studenti presenta disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Questi disturbi sono più comuni nei maschi rispetto alle femmine, con una prevalenza del 7% tra i maschi e del 3% tra le femmine.

Il disturbo più comune è la dislessia, che colpisce circa il 70% degli studenti con DSA. Altri disturbi comuni sono: la disgrafia, la discalculia e il disturbo di attenzione e iperattività (ADHD).

I DSA sono causati da fattori biologici e genetici e possono essere diagnosticati attraverso specifici test e valutazioni. Non esiste una “cura” per i DSA, ma ci sono diverse strategie e tecniche che possono aiutare le persone con DSA a superare le difficoltà di apprendimento e a raggiungere il loro massimo potenziale.

I DSA possono avere un impatto significativo sulla vita scolastica e professionale delle persone colpite. Ad esempio, gli studenti con DSA possono avere difficoltà a seguire le lezioni, a fare i compiti e a prendere appunti, il che influisce sul loro rendimento scolastico. Inoltre, le persone con DSA possono incontrare difficoltà anche nella vita lavorativa, ad esempio nel compilare moduli o nel leggere istruzioni scritte.

Se sospetti che tuo figlio o tua figlia possa avere un DSA, è importante parlarne con il medico o con un professionista specializzato (psicologo abilitato alla diagnosi e al trattamento dei DSA) per ottenere una valutazione accurata e il giusto tipo di sostegno.

Il percorso consigliato per affrontare i DSA è il seguente:

  1. Valutazione accurata:  è importante ottenere una valutazione accurata dei DSA per determinare quali strategie e tecniche possono essere più utili.
  2. Intervento precoce di potenziamento:  l’intervento precoce può fare la differenza per le persone con DSA.
  3. Uso di software e strumenti specifici:   per esempio software di lettura ad alta voce o di sintesi vocale, che possono aiutare le persone con DSA a leggere e a scrivere. Alcune persone con DSA potrebbero trarre beneficio dall’utilizzo di metodi di insegnamento alternativi, come l’utilizzo di mappe concettuali o di video tutorial. E’ importante che le persone con DSA ricevano sostegno continuo da parte di insegnanti, genitori e altri professionisti dell’educazione che li aiutino a superare le difficoltà di apprendimento.

Mantenere una comunicazione aperta con i bambini e incoraggiarli a parlare dei loro timori e preoccupazioni può aiutare a gestire i DSA. Inoltre, i bambini con disturbi dell’apprendimento (DSA) affrontano sfide emotive e comportamentali in aggiunta alle difficoltà di apprendimento. Questi problemi emotivi possono essere il risultato della frustrazione e dell’ansia legate alle difficoltà di apprendimento, al confronto con i coetanei e all’isolamento sociale.

DSA – DISTURBI SPECIFICI DELL’ APPRENDIMENTO

I segnali che un bambino con DSA potrebbe avere problemi emotivi includono:

  • Cambiamenti dell’umore o del comportamento;
  • Aumento dell’ansia o dell’irritabilità
  • Problemi di attenzione o di concentrazione
  • Problemi nella regolazione delle emozioni

Se noti questi segnali in un bambino con DSA, è importante parlarne con il medico pediatra o con un professionista della salute mentale per ottenere il giusto tipo di sostegno. Ci sono diverse strategie che possono aiutare a gestire i problemi emotivi, come il sostegno psicologico e la terapia cognitivo-comportamentale.

Infine, l’emergenza COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla vita delle persone con DSA. In particolare, la chiusura delle scuole e la transizione verso la didattica a distanza hanno reso più difficile per questi studenti seguire le lezioni e fare i compiti a casa. Inoltre, la mancanza di interazione sociale e il distacco dalle routine quotidiane potrebbero aver peggiorato l’ansia e il senso di isolamento.

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