IL GIOCO DI SQUADRA TRA GENITORI, UNITÀ E COMPLICITÀ

I genitori sono un modello fondamentale nella vita di un bambino. Nelle varie fasi di crescita, il bambino ha bisogno di ricevere un’educazione uniforme. Ciò implica che entrambi i genitori si debbano muovere nella stessa direzione con complicità, coesione, sicurezza, dialogo, unità e sintonia.

Le ricerche mostrano che la mancanza del “gioco di squadra” fra genitori è un ostacolo nell’educazione dei figli. Infatti, quando un genitore non condivide le stesse modalità educative dell’altro, si creano tensioni e conflitti. In tal caso, bisogna evitare di discutere davanti al bambino, altrimenti si possono creare in lui sensi di colpa perché crede di essere la causa del disaccordo oppure può approfittarne per trarre vantaggi.

Ogni genitore possiede una storia personale e una visione differente di come educare e far crescere il proprio figlio. Per ottenere un equilibrio e un accordo tra i genitori, è importante trovare una linea ed un percorso educativo comune e condiviso.

Solo se si crea un gioco di squadra tra i genitori è possibile educare il figlio in modo efficace e garantirgli un benessere fisico e psicologico.

Frasi come: “Anche tuo padre vuole che continui gli studi”, “Ne parlo con tua madre/padre”, trasmettono al figlio la sensazione che i genitori hanno capacità di comunicare, di organizzarsi in maniera sintonizzata, di collaborare e di prendere decisioni comuni.

Nel caso di genitori separati, il processo è più difficile, ma ciò non deve significare la perdita del gioco di squadra, ci dovrà solo essere una diversa organizzazione.

È consigliabile comunicare con il figlio tenendo presente sempre il NOI, ciò avrà un effetto positivo nella sicurezza e stabilità del bambino.

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L’importanza di sintonizzarsi emotivamente con il figlio, quel filo che ci unisce

Gran parte della nostra vita è accompagnata e regolata dalle emozioni. L’adulto, in particolar modo il genitore, ha un ruolo importantissimo nello sviluppo emotivo affettivo del bambino.

Essere in sintonia emotiva significa essere sensibili, mostrare comprensione, accettare e rispettare le emozioni, rappresenta la base di un attaccamento sano e sicuro.

ESSERE IN SINTONIA EMOTIVA

Il termine “Sintonizzazione Affettiva” è stato coniato da Daniel Stern, psichiatra e psicoanalista americano. Stern afferma che: “la nostra vita mentale è frutto di una co-creazione, di un dialogo continuo con le menti degli altri”. Inoltre, spiega la capacità da parte del genitore di «leggere» lo stato mentale del bambino e coglierne l’esperienza interna a partire dal comportamento.

Quando ci sintonizziamo emotivamente con il bambino legittimiamo le sue emozioni e lo allontaniamo da sensi di colpa, vergogna, repressione e negazione.

Ad esempio, di fronte a emozioni positive, i genitori possono condividerle e amplificarle mentre quando emergono emozioni negative possono offrire ascolto, comprensione ed empatia.

Quando il genitore entra efficacemente in sintonia emotiva con il figlio, questo si sente bene con sé stesso, le sue emozioni vengono accettate e rispettate, si crea un sano sviluppo emotivo.

Ecco alcuni consigli di come possiamo entrare in sintonia emotiva con il bambino:

  • Prestare attenzione alle emozioni e gesti che manifesta di fronte a diverse situazioni;
  • Mostrare rispetto e accettazione verso le sue emozioni accogliendole;
  • Mostrare empatia, validando e riconoscendo l’emozione con dolcezza;
  • Mostrare disponibilità all’ascolto e al dialogo.

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AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ CON RESILIENZA

“Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi.” V. Lombardi, allenatore di football americano

È importante porre le seguenti domande: In che modo le persone affrontano eventi difficili che cambiano la loro vita?” “Come reagisci a eventi negativi come la morte di una persona cara, la perdita del lavoro, una malattia grave, ecc.?”

In questo articolo darò le risposte utilizzando il concetto di resilienza.

Edith Grotberg (1995) definisce la resilienza come la capacità umana di affrontare, superare e uscire rinforzati da esperienze negative. Egli pone enfasi nel potere trasformatore che un evento traumatico può produrre nella persona, amplificando quel poco di positivo che si può trovare in qualsiasi esperienza negativa.

La resilienza non significa che la persona sia ignara della sofferenza, non provi disagio o dolore emotivo, ma piuttosto che riesca, in questo contesto di notevole stress e disagio, a trarre la forza positiva necessaria che gli consenta di continuare la propria vita e persino uscire più forte da questa esperienza.

La American Psychologycal Association (APA) nel suo articolo “The road to resilience” segnala che la resilienza non è una caratteristica che le persone hanno o non hanno, ma include comportamenti, pensieri e azioni che possono essere appresi e sviluppati da chiunque.

Quindi, nei momenti negativi, abbiamo due possibilità: perdere e sentirci frustrati oppure superare e uscire fortificati dalla situazione di crisi, cioè di essere resilienti.

In sintesi, la resilienza è un processo che si costruisce e la APA indica alcuni modi in cui possiamo sviluppare la nostra RESILIENZA:

  • creare una rete di connessioni sociali;
  • evitare di considerare le crisi come problemi insormontabili;
  • accettare che il cambiamento faccia parte della vita;
  • puntare alla realizzazione dei propri obiettivi;
  • agire in modo deciso;
  • sviluppare un’immagine positiva di sé;
  • considerare le cose in prospettiva;
  • mantenere una visione ottimistica;
  • prendersi cura di sé.

Inoltre, per essere resilienti bisogna allenarsi quotidianamente a:

  • essere flessibili;
  • avere un atteggiamento aperto verso sé stessi e gli altri;
  • uscire dalla nostra zona di confort; esperimentare cose nuove;
  • acquisire nuove conoscenze;
  • sviluppare la creatività;
  • vedere la realtà da diverse prospettive e  in modo empatico.

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STILI COMUNICATIVI IN FAMIGLIA: ASSERTIVITÀ, AGGRESSIVITÀ E PASSIVITÀ

La comunicazione assertiva in famiglia rappresenta la capacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, critiche, bisogni, preferenze e desideri in modo onesto, adeguato, assumendo un atteggiamento di ascolto e di empatia. Cioè, rispettare il pensiero proprio, le credenze degli altri, avere una fiducia reciproca e, soprattutto, esprimere i propri punti di vista in modo concreto, equilibrato e rispettoso.

La comunicazione con i figli è un fattore importante per migliorare i rapporti e il clima familiare. Quando manca l’assertività in famiglia si creano conflitti e tensioni.

Invece della comunicazione assertiva, ci sono due modi negativi di comunicare, parliamo della comunicazione passiva e di quella aggressiva.

Il genitore quando comunica in modo passivo cede di fronte ai desideri e richieste dei figli. Non esprime in modo diretto le proprie opinioni e i propri sentimenti, teme il giudizio, chiede scusa anche quando non dovrebbe. È la comunicazione del genitore che non sa mettere limiti al proprio figlio.

Il genitore quando comunica in modo aggressivo soddisfa i propri bisogni a danno e detrimento dei figli, rovinando così il rapporto con loro. Lascia poco spazio al confronto e tende a imporsi in continuazione. Parla senza ascoltare, si esprime in modo diretto e inadeguato. Per esempio, il genitore grida affinché il figlio esegua i suoi ordini.

COMUNICAZIONE ASSERTIVA

Ecco alcuni consigli per stimolare la comunicazione assertiva in famiglia:

  • creare uno spazio di dialogo e di ascolto attivo;  
  • dire le cose in modo positivo, con un tono pacato e senza urlare;
  • stimolare l’espressione dei pensieri e delle opinioni dei figli coinvolgendoli e chiedendo loro cosa pensano e quali sono i loro interessi;
  • essere empatici e mettersi nei panni dei figli;
  • mostrare interesse per le attività dei figli rispettando il più possibile le loro decisioni;
  • trasmettere messaggi chiari, precisi e semplici;
  • complimentarsi e riconoscere gli errori chiedendo scusa. 

È fondamentale praticare questo tipo di comunicazione sin dai primi anni di vita.

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