Molti genitori si sentono spiazzati e impreparati quando i loro figli entrano nella preadolescenza.
La preadolescenza è una fase dell’età evolutiva, compresa tra gli 11 ed i 14 anni, ricca di trasformazioni e cambiamenti fisici, psicologici e sociali che incidono sullo sviluppo della personalità.
È un’età intermedia nella quale i figli non sono più bambini ma non sono ancora ragazzi nel vero senso della parola ed è caratterizzata da questi aspetti:
- LIVELLO FISICO: Il corpo del bambino si trasforma gradualmente in un corpo quasi da adulto, con aumento dell’altezza e la maturazione degli apparati genitali.
- LIVELLO PSICOLOGICO: Il bambino inizia a creare uno schema non solo delle emozioni, ma anche dei comportamenti leciti e quelli da evitare.
- LIVELLO SOCIALE: L’interesse si sposta dai genitori agli amici che, progressivamente, diventano il loro punto di riferimento.
È un passaggio in cui i figli vogliono provare a fare da soli, avere più autonomia e mettersi alla prova sia in famiglia che nel proprio gruppo di pari.
Il bambino-ragazzo possiede già adeguate risorse cognitive, ma sul piano emotivo non ha ancora uno sviluppo adeguato; da un lato vorrebbe tornare alla sicurezza di quando era bambino e dall’altro si sente spinto verso una maggiore autonomia.
IL RUOLO DEI GENITORI
In questa fase è importante aiutare i propri figli, con adeguatezza ed efficacia, a regolare le loro “esondazioni emotive”, sostenendoli nella crescita, affidandogli maggiori responsabilità e più autonomia nel gestirle.
Richiede che i genitori stiano al passo con questo processo, modificando i propri schemi di comportamento, cambiando strategie e mettendosi in gioco profondamente.
In questa fase, la sfida per i genitori è:
- Riconoscere ed accettare che il figlio è in grado di fare alcune cose da solo;
- Avere fiducia che il ragazzo possa farcela ad organizzarsi;
- Ampliare gli interessi del ragazzo, stimolandolo a mettersi alla prova e ad esplorare con lui le diverse attività a cui si appassiona;
- Motivare il ragazzo a frequentare amici per allenare la sua capacità di stare con gli altri;
- Stimolare il dialogo, approfittando dei momenti nei quali hanno voglia e desiderio di farlo, e mantenere una certa discrezione rispetto alla sua privacy;
- Mantenere un equilibrio tra divieti e permessi, dandogli fiducia.
Più aumentano gli impegni e le sfide per i figli, meno dovrebbero essere coinvolti i genitori, limitando il loro ruolo solamente alla “supervisione”, perché ora in trincea c’è il preadolescente.
I ragazzi preadolescenti vogliono essere diversi dai genitori e distinguersi da loro; iniziano così a marcare i propri confini.
Criticare, opporsi, rifiutare le idee dei genitori sono modi per affermare sé stessi e, tutto questo, forma parte della preadolescenza.
Bibliografia:
Pellai A. & Tamborini B. (2017). L’ età dello tsunami. Edizioni: De Agostini.
Novara, D. (2019). Organizzati e felici. Bur Rizzoli.
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