EDUCAZIONE DEI FIGLI

GLI ERRORI PIÙ COMUNI QUANDO SI APPLICANO REGOLE EDUCATIVE

Educare un figlio è un compito difficile e complesso. Implica affetto, comprensione, ascolto, sostegno, rispetto e gentilezza. Invece, molte volte e in modo inconsapevole, i genitori adottano comportamenti disfunzionali rispetto all’applicazione delle regole e ciò ha un effetto negativo sulla crescita e sull’educazione del figlio.

Le regole non rappresentano uno strumento di punizione o di costrizione, bensì uno strumento necessario per la crescita sana e serena del bambino. Di fatto, le regole sono strumenti educativi che permettono al bambino di vivere in armonia con sé stesso e con gli altri e rappresentano una valida guida di quello che possono o non possono fare.

Ecco alcuni errori da evitare tenendo presente le caratteristiche di ogni sistema familiare:

MANCANZA DI CHIAREZZA

Quando le regole sono generiche, senza una chiara spiegazione e precisione procedurale, si creano reazioni negative nel bambino o nell’adolescente. Per esempio, quante volte i genitori dicono: torna presto, mi raccomando! Cosa vuol dire, torna presto? Per l’adolescente ha un significato, per i genitori ne ha un altro. In questo caso, sarebbe opportuno specificare esattamente l’orario.

ECCESSIVA QUANTITÀ DI REGOLE

Occorre prestare attenzione al numero di regole impartite. Ad esempio, per un bambino di 3 anni si consigliano 4/5 regole e con la crescita si potranno incorporare altre regole. Un numero elevato di regole impedisce al bambino di ricordarle e produce l’effetto opposto, cioè tenderà a selezionarle.

INCOERENZA

L’incoerenza può essere di un singolo genitore che non mantiene quello che aveva promesso o detto al bambino. Oppure di entrambi i genitori, che danno al bambino indicazioni contrastanti perché la pensano diversamente.

SPIEGAZIONI SOMMARIE

Tante volte si danno delle regole con un linguaggio confuso che il bambino può travisare.

MOMENTO INOPPORTUNO

Stabilire nuove regole quando il bambino è arrabbiato o in un momento di scontro o di elevata attivazione emotiva non è efficace, perché il bambino è talmente coinvolto in ciò che sta provando che non ascolta quello che gli si sta dicendo.

RICATTO E MINACCIA

Promettere qualcosa al figlio in cambio di un determinato comportamento e costringerlo a fare ciò che vogliamo sotto la minaccia di un castigo, comporta ansia, paura e sensi di colpa.

Una paura eccessiva inibisce l’apprendimento e impedisce che il cervello elabori le informazioni e le memorizzi.

Il genitore quando ricatta il figlio perde autorevolezza e il figlio perde la sicurezza della quale ha bisogno, sempre.

POCA CONDIVISIONE DELLA REGOLA TRA I GENITORI

La regola risulterà facilmente disattesa e inefficace se nel sistema familiare mancano coesione, unità e condivisione. Senza un rapporto solido fra i genitori e senza un gioco di squadra adeguato, si rischiano facilmente ritorsioni, provocazioni e disaffezioni alle regole stesse.

I genitori hanno un ruolo essenziale nello sviluppo cognitivo e emotivo dei figli e attraverso regole adeguate possono garantire un sano ed equilibrato processo di crescita.

Contatta la dott.ssa Vanesa Rojas al 339.250.9358

NELLA MENTE DEGLI ADOLESCENTI

Il mondo dell’adolescenza non ha nulla a che fare con quello dell’infanzia.

Per un adolescente “separarsi” dai genitori è un processo necessario, è una tappa fondamentale verso la costruzione della propria identità e della propria vita futura. È una tensione positiva che lo fa crescere.

L’adolescenza si presenta con un bisogno totalizzante di sgomitare e di entrare nella vita a modo suo. Il bambino che cerca la vicinanza con i genitori, l’adolescente è proiettato verso i suoi coetanei.

COSA SUCCEDE NEL CERVELLO DELL’ ADOLESCENTE?

Il cervello di un adolescente è una sorta di paradosso. Poiché ha una sovrabbondanza di materia grigia (i neuroni che costituiscono i fondamentali mattoni del cervello) e un insufficiente rifornimento di sostanza bianca (l’insieme delle connessioni che consentono ai segnali di viaggiare in maniera efficiente da una parte all’altra del cervello). Gli adolescenti hanno un cervello performante, uno strumento potente che non sanno ancora usare bene.

I ragazzi devono sviluppare la loro corteccia prefrontale, quella deputata alla socialità e all’interazione con il mondo circostante. Ai genitori spetta il compito di aiutarli a regolare questo processo, vigilando sui pericoli e impostando buone regole di convivenza, a partire da quelle domestiche.

Le neuroscienze precisano che a fronte di queste grandi capacità cognitive, il sistema complessivo è instabile. Le interferenze emotive, poco controllate dalla corteccia cerebrale, li rendono suscettibili, permalosi e li portano a reagire in maniera esagerata.

Adolescenza: grandi cambiamenti e sfide

Trasformazioni principali che subisce un cervello adolescenziale:

Cambiano i Ritmi Circadiani (Sonno – Veglia)

Ciò avviene a causa di una variazione biochimica degli ormoni che inducono il sonno. Si osserva una tendenza negli adolescenti a restare svegli sempre a più lungo, con la conseguente fatica ad alzarsi al mattino. 

Secondo R. Foster dell’Università di Oxford, i ragazzi hanno bisogno di almeno nove ore di sonno notturno per mantenere un buon livello di attenzione e prestazioni scolastiche.

Diversa Percezione Spaziale

Il disordine è in parte conseguenza dell’immaturità cerebrale. Gli scatti di crescita improvvisi, tipici dell’adolescenza, influiscono sulla capacità della mente dei ragazzi di controllare l’andatura e i movimenti fini. Ciò aumenta l’instabilità, la goffaggine e la difficoltà del cervello a gestire il corpo nello spazio.

Attrazione per il Pericolo

La percezione e la consapevolezza del pericolo sono le più basse che si registrano in tutto il corso della vita di un essere umano. Secondo, il medico e biologo italiano, Alberto Oliverio, ciò è dovuto all’immaturità della corteccia frontale, priva ancora di connessioni stabili.

Agli adolescenti serve una guida discreta ma sicura. L’obiettivo non è sconfiggere l’adolescente nelle sue intemperanze, ma quello di trovare il giusto modo di porre dei limiti.

Bibliografia:

Novara. D. (2017). Punire non serve a nulla. Bur Rizzoli.

Pellai A. & Tamborini B. (2017).  L’ età dello tsunami. Edizioni: De Agostini.

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BAMBINI CHE SFIDANO I GENITORI: COME COMPORTARSI?

Tutti i bambini sfidano, ad un certo momento, i loro genitori. È logico e naturale. Ciò che non è logico né naturale è che la sfida sia costante, che l’autorità degli adulti sia messa alla prova e che il bambino sia colui che comandi in casa.

L’atteggiamento provocatorio di un bambino non ha un’intenzione specifica. Molte volte, a causa dell’immaturità emotiva, non puoi fare diversamente.

Aspettare che i nostri figli migliorino il loro comportamento sfidante o di rabbia da soli è non comprendere che dovremmo aiutarli a sviluppare le capacità necessarie per relazionarsi con sè stessi e con gli altri. E prima inizieremo ad aiutarli, migliori saranno i risultati.

I bambini adottano comportamenti di sfida non perché vogliano o perché sono cattivi, lo fanno perché non conoscono un altro modo di gestire le proprie emozioni. La chiave non è voler controllarli, ma insegnare loro a controllare il loro comportamento.

Le regole sono necessarie in ogni casa che cerca una certa struttura. I bambini hanno bisogno della prevedibilità delle regole. Se sanno cosa ci si aspetta da loro, si sentiranno più sicuri, più contenuti e sapranno cosa è permesso e cosa no, e quindi saranno in grado di adattarsi meglio.

I COMPORTAMENTI DI SFIDA

Tuttavia, dobbiamo tenere presente che quando tutto è un “NO” clamoroso generiamo molta frustrazione nei bambini. Abusare del “NO” fa perdere nella parola la sua efficacia. Qui il potere di scelta è la chiave.

Se ci concentriamo sempre sul no, il bambino sentirà di non poter fare nulla. E se provassimo con il Sì?

Invece di dire…

  • Non colpire tuo fratello.
  • Non urlare!
  • Non posso portarti a teatro.
  • Non voglio che tu indossi quei pantaloni.
  • Non puoi mangiare un’altro cioccolatino.

Possiamo dire…

  • Se colpisci tua sorella, non vorrà più giocare con te.
  • Se mi parli con un tono di voce basso, posso capire meglio.
  • Che ne dici di rimanere a casa oggi e disegnare?
  • Cosa succede se scegliamo un altro paio di pantaloni insieme?
  • Ti piacerebbe mangiare una mela succosa o altra frutta?

I bambini che sfidano non hanno la maturità emotiva per affrontare la frustrazione e imparare dai propri errori. Dobbiamo insegnare loro.

Indipendentemente dal fatto che nostro figlio sia molto o poco reattivo, sfidante e si arrabbi facilmente, dovremmo insegnargli come gestire le sue esplosioni. Accettare ciò che accade e agire è più sano e più produttivo che continuare a incolpare qualcosa o qualcuno.

Dobbiamo imparare a rispondere e non reagire. Per aiutare i nostri figli a sviluppare abilità socio-emotive è necessario aver precedentemente lavorato su di noi. È molto difficile insegnare a un bambino a calmarsi se non riusciamo a gestire le nostre emozioni. Solo quando abbiamo imparato a stare sul nostro asse e ad essere in pace con noi stessi, possiamo generare la pace intorno a noi. Rapportarsi con un bambino sfidante, arrabbiato o frustrato richiede un approccio calmo, caloroso, obiettivo ed assertivo.

Contatta la dott.ssa Vanesa Rojas 339.250.9358