CURA DI SÉ STESSI E AUTO-COMPASSIONE

La cura di noi stessi inizia con la consapevolezza di ciò che succede dentro di noi, di come siamo. Solo quando siamo consapevoli possiamo iniziare a prenderci cura delle nostre esigenze.

La cura di noi stessi inizia con l’ascoltare il nostro corpo. Quando ci fermiamo un momento, rivolgiamo l’attenzione al corpo e percepiamo le nostre sensazioni, sintonizziamoci con noi stessi.

Cosa senti nel corpo quando mangi, quando leggi un giornale, quando fai la doccia Allenandoci, possiamo imparare ad ascoltare ciò che accade nel corpo.

L’auto-compassione è un modo per prendersi cura di noi, senza essere giudicanti o critici ed è particolarmente importante nei momenti di stress e sofferenza. Comporta sentimenti di gentilezza, cura e comprensione verso noi stessi, empatia e amore per la nostra vita. Come confortiamo un bambino quando è triste, possiamo confortare anche noi stessi quando siamo in difficoltà.

La auto-compassione è composta da tre parti (K. Neff):

  • Riconoscere e aprirci con consapevolezza al dolore emotivo;
  • Ricordare a noi stessi che la sofferenza è una realtà comune a tutti e che non dobbiamo vergognarci o isolarci quando qualcosa va male;
  • Rispondere con gentilezza e senza autocritica, rendendoci conto che meritiamo e abbiamo bisogno di compassione.

Tentare di usare la auto-compassione come metodo per resistere o sbarazzarci di emozioni negative è destinato a fallire. Dobbiamo ricordarci che la sofferenza è una parte naturale dell’essere umano.

Possiamo prenderci cura di noi vedendo il bambino che è in noi e riconoscendo di cosa ha bisogno. Il monaco buddista e maestro Thich Nhat Hanh utilizza l’immagine di un bebè per aiutarci a essere gentili con noi stessi. Se sei molto arrabbiato, per esempio, puoi trattare te stesso con estrema gentilezza e cullarti come un bebè.

“Quando diciamo di ascoltare con compassione, solitamente pensiamo ad ascoltare qualcun altro. Ma dobbiamo anche ascoltare il bambino ferito che è dentro di noi. A volte il bambino ferito in noi ha bisogno di tutta la nostra attenzione. Quel bambino che può emergere dalla profondità del tuo inconscio e chiedere la tua attenzione…”

Fermarci e chiederci: Quali sono i miei bisogni”? è il primo passo verso la auto-compassione nella vita quotidiana.

  • Tu, ascolti i tuoi bisogni?
  • Come ti prendi cura di te?
  • Sei comprensivo e compassionevole o critico e giudicante verso di te?

Bibliografia: K. Neff, La self- compassion. Il potere di essere gentili con sé stessi, a cura di G. Siddu Pilia, Franco Angeli Editore, Milano 2019.

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L’IMPORTANZA DI CAMBIARE PROSPETTIVA

È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare”.
(Robin Williams “L’attimo Fuggente”).

Questa frase raduna tanti elementi: prospettiva, provarci, credere, guardare, sentire.

La nostra realtà è una realtà soggettiva, influenzata da:

  • come noi viviamo le nostre emozioni,
  • come interpretiamo gli eventi rispetto a determinati vissuti,
  • come scegliamo determinati pensieri in base al nostro sistema di credenze.

D’altra parte, le persone possono vedere la stessa cosa o la stessa situazione in modo completamente diverso. Sebbene i punti di vista possano essere differenti, ciascuno ha un suo valore e una giustificazione.  Queste diverse percezioni influenzano i nostri pensieri e i nostri sentimenti, che a loro volta condizionano il nostro comportamento.

Se cambiamo prospettiva cambiamo la visione di quello che stiamo guardando, infatti la nostra realtà può cambiare se la guardiamo da un’altra angolazione. Ciò avrà di conseguenza un effetto sul nostro benessere e qualità di vita. Poiché ciascuna persona può avere percezioni differenti in una stessa situazione, anche i suoi pensieri e i suoi sentimenti possono essere diversi.

Quando avete una discussione o un problema con qualcuno, potete provare dei sentimenti negativi che si trascinano per molto tempo. Questi sentimenti possono a loro volta influenzare il modo in cui vedete le altre persone, per esempio, potete pensare che qualcuno ce l’abbia con voi. Questi sentimenti possono impedirvi di vedere alcuni segnali che gli altri mandano, oppure di accorgetevi di informazioni importanti.

Se credete che una persona ce l’abbia con voi, tenderete a sottolineare tutto quello che di sbagliato, o di ingiusto, fa nei vostri confronti. Inoltre, tutte le volte che questa persona cerca di essere gentile o oggettivo con voi correte il rischio di non accorgervene, perché ancora vi sentite arrabbiati per vecchi rancori. È un po’ come se diventaste ciechi ai lati positivi delle persone con cui vi sentite arrabbiati. Questo avviene quando noi permettiamo che i sentimenti di situazioni passate influenzino il modo in cui vediamo le persone nelle situazioni attuali. Questo può avvenire con gli amici, con la famiglia, ecc.

Cambiare prospettiva vuol dire cambiare punto di vista, allargare i nostri orizzonti, pensare e risolvere una situazione, un problema, tenendo in considerazione altre possibilità, uscendo dai nostri limiti mentali. Tante volte, cambiare può essere un’opportunità.

Tu cambi il tuo punto di vista oppure rimani nella tua posizione?

Con il giusto allenamento possiamo cambiare il punto di vista personale e adottare una postazione diversa da dove guardare, che nel tempo può essere un arricchimento e un modo di migliorare.

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LA MENTE VAGABONDA, PERDERSI TRA PENSIERI ED EMOZIONI

Quante volte ci siamo trovati in una determinata situazione con i nostri figli, con il partner, con il lavoro, ecc., e pensavano a tutt’altro, perdendoci nel futuro o nel passato?

Questo fenomeno che spesso viviamo durante la giornata, e tante volte in modo inconsapevole, viene chiamato “Mind Wandering” che significa: mente vagabonda.

La mente umana è vagabonda perché è abituata ad andare indietro nel tempo con i ricordi o ad anticipare il futuro attraverso i sogni a occhi aperti. Ci fa pensare a quello che è successo ieri, oppure ci proietta su quello che vedremo stasera in tv o faremo domani. Questo vagabondare le impedisce di stare proprio qui e proprio ora, concentrata su quello che accade mentre accade.

Infatti, se mentre stiamo facendo qualcosa siamo distratti continuamente da immagini, pensieri o sensazioni, perdiamo attenzione verso la cosa che stiamo facendo, oppure ci perdiamo il panorama che stiamo attraversando o ancora non ascoltiamo qualcuno.

Il divagare eccessivamente della mente in pensieri e immagini, soprattutto se negative, produce effetti dannosi sulla nostra salute e benessere, come ad esempio agitazione, ruminazione, pessimismo, sbalzi di umore, ecc.

Nonostante ciò, lasciar vagare la mente produce anche degli effetti positivi: maggiore creatività, capacità di risolvere problemi (problem solving) e di pianificazione, ecc.

Come dobbiamo comportarci con le distrazioni che attraversano la nostra mente?

Coltivare l’attenzione piena e acquisire una maggiore consapevolezza, momento per momento, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni ci aiuta a trasformare le situazioni stressanti, reagendo ad esse in maniera differente, con maggiore chiarezza ed equilibrio.

Ti sei chiesto se la tua mente appartiene al presente, al passato o al futuro? Il passato è passato, non possiamo modificarlo, e il futuro non lo conosciamo. L’unica cosa che conosciamo è l’adesso, che cosa stiamo vedendo e che cosa stiamo sentendo. La certezza è il presente.

I pensieri sono come alberi di un lungo viale alberato. Pedalando in bicicletta, possiamo vederli scorrere, ma non possiamo fermarci a guardarli perché altrimenti perderemmo l’equilibrio e rischieremmo di cadere. Allo stesso modo, dobbiamo far scorrere i pensieri che attraversano la nostra mente, dobbiamo lasciarli scorrere e continuare a pedalare altrimenti si perde l’equilibrio.

RIFLETTIAMO:

Come ti rapporti con i tuoi pensieri quando arrivano nella tua mente?

Li segui oppure li osservi e li lasci andare?

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IL CAFFE LETTERARIO-PORTALE WE LOVE MOMS CHIAVARI LEVANTE

Ieri 7 novembre 2020 abbiamo affrontato l’argomento delle paure infantili e presentato il nostro primo libro intitolato “E LE MIE PAURE VOLANO VIA”.

Ogni bambino vive delle paure differenti a seconda della fase evolutiva. Alcune delle paure più frequenti nella infanzia sono: la separazione dai genitori, il buio, la scuola, la morte, sbagliare, i mostri, i ladri, gli animali, i giudizi, ecc.”

Poter superare i momenti di paura consente al bambino di crescere e sviluppare la propria personalità, rafforzando l’autostima e la fiducia in sé stesso.

Libro disponibile su AMAZON in versione italiana e spagnola, formato cartaceo e Kindle.

Grazie Portale We love Moms Chiavari Levante!

Ecco l’intervista completa.

DOTT.SSE VANESA E PATRICIA ROJAS

I SENSI DI COLPA NEI CONFRONTI DEI FIGLI

Nel mio lavoro di psicologa ho incontrato spesso genitori che vivono un forte sentimento di colpa nei confronti dei figli. Ciò causa un grande disagio che condiziona le loro decisioni, oltre a danneggiare il loro benessere personale.

Il senso di colpa è un sentimento che agisce a diversi livelli ed è influenzato dall’educazione ricevuta in famiglia, dagli stereotipi sociali e dagli aspetti psicologici. Scaturisce generalmente da un comportamento ritenuto ingiusto o sbagliato ed è correlato all’impatto che questo comportamento può avere sugli altri. Li aiuta a rimanere costantemente in allerta quando i figli sono ancora fragili e dipendenti.

Sono tanti i sensi di colpa che i genitori provano, per esempio: perché lavorano troppo e passano poco tempo con i figli, perché troppe volte dicono “no”, perché li sgridano se a scuola prendono un brutto voto, se devono lasciarli con la baby-sitter o con la nonna, ecc.

La colpa comporta un giudizio negativo sulle nostre azioni e può causare disturbi di tipo psicosomatico, quali: mal di testa, insonnia, mal di stomaco, ansia, ecc. Tutto ciò rappresenta per i genitori un peso enorme ed un senso di oppressione.

I genitori che hanno un forte senso di colpa spesso viziano i figli e mettono in atto comportamenti “riparatori” regalando oggetti, giocattoli, ecc., in modo da “compensare” la loro mancanza e anche per sentirsi meglio con sé stessi.

Imparare a gestire il senso di colpa è fondamentale per migliorare il nostro benessere e quello familiare.

Il modo migliore per arricchirci come genitori è essere genitori consapevoli, cioè riconoscere le emozioni che i comportamenti dei figli innescano in noi e le emozioni legate al nostro ruolo. Significa analizzare come ci sentiamo come genitori. Imparando a gestire le emozioni negative e regolando gli effetti di queste emozioni sul nostro comportamento, possiamo imparare a essere un genitore migliore.

Talvolta, il senso di colpa può tuttavia spingerci ad azione positive. Per esempio, ammettere che proviamo un senso di colpa, chiedere scusa e riparare il danno. Vedere gli errori con obiettività, scoprire la propria vulnerabilità e perdonarci ci permette di imparare dagli errori anziché punirci e isolarci.

Rifflettiamo: Come genitore provi sensi di colpa per qualcosa? Che influenza, positiva o negativa, hanno su di te questi sensi di colpa sulla tua capacità genitoriale? È utile oppure no?

Prenditi un momento per te e per riflettere su questo tema.

Bibliografia: Bogels S. 2020. Mindful parenting. Enrico Damiani Editore.

Contatta la dott.ssa Vanesa Rojas al 339-250.9358

COME INFLUISCONO LE ASPETTATIVE DEI GENITORI SUI FIGLI?

Quando nasce un figlio i genitori provano meraviglia e stupore, in quanto lo vedono perfetto. Ma questa idealizzazione può portare a un senso di delusione man mano che il figlio cresce.

Se un figlio o una figlia sembra portato per il pianoforte, i genitori lo immaginano come un futuro concertista. Se scrive bene, vedono in lei o in lui un futuro scrittore. Tutti i genitori speriamo segretamente che i loro figli abbiano un talento speciale per cui potersi vantare e dire “ha preso da me”.

Quando altri genitori raccontano i successi o i meriti dei loro figli, può essere difficile essere felice per loro e gioire del loro orgoglio. Inconsciamente, tendiamo a confrontare la loro situazione con la nostra e, di conseguenza, sentirci in difetto.

Tutti i bambini desiderano amore e attenzione e, quando si rendono conto che tendono a riceverli ogni volta che si dimostrano all’altezza delle aspettative dei genitori, fanno del loro meglio per raggiungere questi obiettivi.

Quando si parla di aspettative, tendiamo a pensare a traguardi altissimi e irrealistici che possono diventare causa di ansia e stress. Tuttavia, anche le aspettative modeste possono ostacolare lo sviluppo di un bambino. Quando i genitori non sostengono gli interessi e le ambizioni di un ragazzo, non stanno riconoscendo la vera natura del figlio.

Essere genitori consapevoli significa conoscere la vera natura dei figli, anziché vederli come una loro estensione. Spesso, molte di queste aspettative sono le stesse che i nostri genitori avevano per noi e che non siamo stati in grado di soddisfare.

Alcune ricerche esperimentali hanno dimostrato che sia i papà sia le mamme, nell’osservare i figli di tre anni svolgere dei semplici compiti in laboratorio, danno ai figli più feedback positivi che alle figlie femmine, anche quando il compito è eseguito allo stesso modo. Queste ricerche dimostrano che le aspettative dei genitori sono influenzate dagli stereotipi di genere e questo ha una ricaduta sui figli.

Cerchiamo di diventare consapevoli sia delle aspettative che riponiamo sui figli sia di quelle che i nostri genitori avevano su di noi e pensiamo a come ci hanno influenzato, positivamente o negativamente.

I bambini desiderano essere amati così come sono, desiderano essere elogiati senza doversi guadagnare l’amore dei genitori. Vogliono essere accettati per quello che sono, esseri unici e indipendenti.

ALCUNE DOMANDE PER RIFLETTERE

Che aspettative hai nei confronti dei tuoi figli?

Che aspettative avevano i tuoi genitori per te?

In che modo queste aspettative hanno aiutato o ostacolato la tua crescita e il tuo diventare una persona integra e completa?

Bibliografia:

Bogels S. (2020). Mindful parenting. Cremona: Enrico Damiani Editore.

Contatta la dott.ssa Vanesa Rojas al 339-2509358