TOLLERARE LE NOSTRE FRUSTRAZIONI

Tollerare le frustrazioni significa accettare che non sempre possiamo ottenere ciò che vogliamo.

La vita è piena di situazioni e di risultati che ci allontanano dalle nostre aspettative. Fa parte del nostro processo di maturazione imparare ad accettare e gestire questa realtà. Perché, se ciò non avvenisse, vivremmo con una bassa tolleranza alle frustrazioni e dovremmo affrontare molte sofferenze.


La frustrazione è un vissuto emotivo che si presenta quando un desiderio, un progetto, un’illusione o un bisogno non riesce ad essere soddisfatto.

Quando ciò accade, gli adulti e anche i bambini, sperimentano una serie di emozioni come: rabbia, tristezza, angoscia, ansia, ecc.

Tollerare le frustrazioni significa essere in grado di gestire i problemi e i limiti che ci troviamo ad affrontare nel corso della vita, nonostante i disagi che ci causano. Si tratta quindi di una reazione che può essere lavorata e sviluppata.

Provare frustrazione è normale quando le cose non vanno come speriamo o vogliamo. Il problema sorge quando le nostre reazioni alla situazione che ci frustra genera un eccessivo disagio e ci allontana ancora di più dal raggiungere i nostri obbiettivi.

Bisognerà allora lavorare a livello emotivo, utilizzando strategie che ci aiutino ad avere una maggiore tolleranza alle frustrazioni e che ci permettano di affrontare in modo efficace le difficoltà e i limiti che la vita ci presenta.

Le persone che imparano a tollerare le frustrazioni tendono ad avere un basso livello di stress, sono in grado di mantenere la calma di fronte agli imprevisti e non permettono ai problemi di disturbarli eccessivamente. Inoltre, sono in grado di sopportare maggiormente i dolori, le sofferenze e i fallimenti che fanno parte della vita.

Quando non siamo in grado di tollerare il minimo fastidio o contrattempo o ritardo nel soddisfare i nostri desideri, corriamo il rischio di diventare persone reattive che, di fronte a circostanze avverse, assumono un atteggiamento passivo e negativo che causa uno stress inutile e, di conseguenza, una maggiore insoddisfazione.

Accettare e capire che la frustrazione fa parte della nostra vita è il primo passo per iniziare a gestirla. In ogni momento possiamo decidere di modificare il nostro atteggiamento e lavorare sulle nostre aree carenti.

Quindi, se trovi difficile affrontare le avversità, se le percepisci come un’enorme ingiustizia, se senti un grande disagio quando i tuoi desideri non si avverano, ricorda che puoi cambiare.

Cosa Fare?

  • Non controllare tutto,
  • Il controllo non ti dà la possibilità di modificare ciò che accade, ma ti priva della tua tranquillità,
  • Non cercare di prevedere ogni evento della tua vita,
  • Non temere l’incertezza o il cambiamento,
  • Sii flessibile,
  • Fissa obbiettivi realistici, perché è ingenuo credere che possiamo ottenere tutto ciò che vogliamo e che non affronteremo mai nessuna avversità.


È assolutamente normale avere sogni e desideri e lavorare per riuscire a realizzarli. Però, se non ci riuscissimo, non dovremmo bloccarci, ma dovremmo cercare alternative. Imparare e sviluppare la nostra tolleranza alle frustrazioni è un processo di apprendimento che inizia durante l’infanzia e che non si esaurisce mai.

Richiede pazienza e perseveranza, ma il risultato vale la pena, perché tollerare le frustrazioni ci permetterà di avere una vita più serena ed equilibrata.

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L’IMPORTANZA DI ASCOLTARE I FIGLI, QUALI ATTEGGIAMENTI ASSUMERE?

Molti genitori si lamentano che i loro figli non parlano con loro. Gli specialisti ritengono che questo fenomeno non sia solo una questione di personalità del bambino, ma, spesso, sia dovuto a errori dei genitori.

È normale che ci siano bambini meno comunicativi di altri, ma a volte siamo noi stessi a favorire questa mancanza di comunicazione, perché non sempre sappiamo ascoltarli.

Come adulti identifichiamo facilmente quando qualcuno non ci presta attenzione o non sembra interessato a quello che stiamo dicendo. Anche i bambini si accorgono di questo disinteresse.

L’importanza di una comunicazione efficace con i bambini inizia prima della nascita, di fatto si è dimostrato che il feto può riconoscere la voce della madre.  Secondo gli esperti, ascoltare i nostri figli è importante quanto dar loro una carezza. Per un bambino, sentirsi ascoltato significa potersi fidare di chi lo ascolta.

Stiamo davvero ascoltando i nostri figli con attenzione o solo per obbligo?

Mostriamo interesse in quello che ci dicono?

È tipico dire: “Me lo dici più tardi, ora sono occupato”, senza considerare che quello che vuole dirci forse per lui è importante. Senza rendercene conto potremmo ripetere questo schema regolarmente e ciò indurrà il piccolo a pensare che parlare con i suoi genitori sia uno sforzo inutile.

DOTT.SSA VANESA ROJAS

Come comportarsi?

NON COSTRINGERLO A PARLARE

Perché il bambino ti parli devi aver guadagnato la sua fiducia; non aspettare che ti dica le cose per forza. Quindi nessun ultimatum o richieste brusche. 

CERCA DI NON INTERROMPERLO

Ricordiamoci che ai bambini non è facile trovare le parole giuste per esprimersi.

È quindi importante aspettare che finiscano di parlare per chiedere o commentare.

Oltre ad essere un buon esercizio di comunicazione, è una delle chiavi per imparare ad ascoltare.

PRATICA L’ASCOLTO ATTIVO

Il metodo dell’ascolto attivo consiste in una serie di misure atte a migliorare la comunicazione con i bambini, mostrando un vero interesse per quello che dicono, mettendosi alla loro altezza, guardandoli negli occhi e conversando con loro.

EVITA DI GIUDICARLO

Anche se non siamo d’accordo con quello che ci dice, è bene aspettare che finisca ed evitare di giudicarlo.

Prenditi un po’ di tempo per ascoltarli, senza “distrattori” come la TV o il cellulare.

Alleniamoci!

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L’ AUTOSABOTAGGIO E LA PAURA AL CAMBIAMENTO

Certo avrai sentito parlare dell’autosabotaggio, nonostante ciò, è possibile che tu te lo stia facendo senza rendertene conto.

L’autosabotaggio, mentale o emotivo, è un comportamento, inconscio o semicosciente, della nostra mente che ostacola il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Goethe diceva che “Le difficoltà aumentano quanto più ci avviciniamo all’obiettivo“.

Secondo alcuni autori, l’autosabotaggio è un meccanismo di difesa inconscia della nostra mente per evitarci possibili sofferenze, situazioni di stress o situazioni sconosciute.

L’obiettivo dell’autosabotaggio è quello di mantenere la persona all’interno della sua zona di comfort, dentro la quale tutto è facile o almeno prevedibile. 

Elencherò alcune cause dell’autosabotaggio, perché conoscendole è possibile evitarle ed ottenere più facilmente ciò che ci si propone:

  • Mancanza di autocontrollo,
  • Mancanza di motivazione,
  • Pressioni elevate durante l’infanzia.
  • Non sapere veramente cosa si vuole ottenere,
  • Bassa autostima.
  • Mancanza di sicurezza in sé stessi,
  • Credenze limitanti (la persona non merita il proprio successo),
  • Obiettivi imposti da terzi,
  • Paura di un fallimento,
  • Rimandare continuamente,
  • Paura di cambiare e uscire dalla zona di comfort,
  • Insicurezze,
  • Paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri.

Conoscere le cause dell’autosabotaggio aiuta ad essere consapevoli del gioco che la nostra mente sta conducendo. Non è un caso che i comportamenti di autosabotaggio compaiano di fronte a decisioni che implicano cambiamenti e responsabilità e interferiscano con i progetti e le possibilità di evoluzione della persona.

Dobbiamo presumere che dietro ogni manifestazione di autosabotaggio ci sia la paura e la mancanza di fiducia in sé stessi. Solo affrontando l’autosabotaggio potremo progredire vedendo che le cose non sono così terribili come la nostra mente ce lo fa pensare.

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