I bambini reagiscono bene alle parole positive. Quando rivolgiamo ad un bambino un complimento, un incoraggiamento o parole gentili, lo aiutiamo a sentirsi orgoglioso di sé e del suo mondo, favoriamo la sua autostima e lo stimoliamo a prediligere quei comportamenti che hanno ricevuto un riscontro positivo.
Essere gentili significa essere amabili, amorevoli, premurosi, cortesi, piacevoli, disponibili, simpatici, persino divertenti e sorridenti. Tutte qualità che devono formarsi nei bambini fin dalla più tenera età. Essere gentili è anche essere attenti, prestare attenzione e rispetto.
I bambini assimilano le norme del comportamento sociale mentre gli adulti insegnano loro a comportarsi secondo quelle norme.
A volte noi genitori prendiamo il nostro compito troppo sul serio e ci sforziamo di diventare una specie di istruttore a tempo pieno. Dovremmo tuttavia comprendere che a volte una parola gentile da parte nostra può insegnare più di quanto faccia un rimprovero.
Durante la crescita e lo sviluppo, i bambini attraversano molte fasi nelle quali mettono in dubbio la loro persona. Si confrontano con gli altri o si misurano con le nostre aspettative e spesso ne escono abbattuti. Come genitori possiamo controbilanciare questa naturale tendenza dei nostri figli, offrendo loro un sostengo e un incoraggiamento continuo che li aiuteranno a sviluppare la capacità di pensare positivamente.

Dalle interazioni con i genitori, i figli ricavano molte informazioni per comprendere chi sono e noi vogliamo aiutarli a formare un’immagine di sé stessi, quali persone responsabili e capaci, in grado di saper scegliere e comportarsi in maniera adeguata.
I bambini apprendono chi sono grazie alle attenzioni che ricevono dai genitori e dalle altre figure di riferimento, in un processo definito “rispecchiamento”. L’attenzione che i genitori e altri adulti di riferimento riservano a un figlio durante lo sviluppo è essenziale per il suo sviluppo equilibrato. È attraverso questa attenzione che il bambino impara a percepirsi come un individuo completo, a sentire il proprio centro, il proprio sé, il punto da cui emergono le interazioni con il mondo esterno.
BIBLIOGRAFIA: Pantley E. (2018) . Manuale anti capricci. Edizioni Erickson.
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