IMPARARE A LASCIAR ANDARE

Lasciar andare implica non continuare a desiderare quello che vogliamo ottenere e non rimanere legati a quello che già abbiamo, o semplicemente a quel che pensiamo di dover avere. Lasciar andare significa anche non rimanere ancorati a quel che odiamo, a quello verso cui proviamo una fortissima avversione“. J. Kabat Zinn

Lasciar andare è un processo naturale della vita. Tuttavia, è complesso ed è uno di quelli che ci causa più sofferenza. 
Quante cose hai dovuto lasciar andare nella tua vita? Sono molte le situazioni in cui possiamo trovarci a dover lasciar andare qualcosa:

  • Rompere una relazione,
  • Perdere una persona cara,
  • Cambiare abitudini,
  • Cambiare lavoro,
  • Lasciare il nostro luogo di residenza.

Spesso ci aggrappiamo a persone, cose o situazioni per paura di perderle, per non sentire dolore o tristezza nel momento del distacco. Abbiamo paura di cambiare, di far entrare il nuovo, per paura di lasciare andare il vecchio. Infatti, spesso abbiamo difficoltà a staccarci da ricordi, persone, situazioni che hanno significato molto per noi oppure che ci hanno fatto del male. Oppure, ci hanno fatto passare dei bei momenti, ma non fanno più parte della nostra vita.  

Per iniziare a lasciare andare bisogna comprendere e accettare che le cose sono andate in un certo verso e che non possiamo cambiarle, una volta fatto ciò, siamo pronti a lasciare andare ciò che ci legava al passato.

Lasciar andare, non è legato esclusivamente al dolore, alla perdita o alla sofferenza, anzi può rappresentare un’opportunità di apprendimento e di crescita personale. 

La vita, in sostanza, è un continuo fluire dove nulla rimane statico, tutti facciamo parte di continui cambiamenti.

Perché non lasciamo andare? Tra i principali motivi per cui ci aggrappiamo al passato, troviamo:

  • La paura del cambiamento e dell’ignoto, che pensiamo possa essere molto negativo o difficile da gestire,
  • Non vogliamo perdere qualcosa che ci piace e che ci dà piacere,
  • Siamo molto rigidi e questa rigidità ci dà, a torto, il senso di controllo e potere,
  • Un sentimento di forte attaccamento, esagerato e negativo, che trasciniamo dalla nostra infanzia e vissuto da quando eravamo piccoli,
  • Una bassa autostima che ci blocca, anche di fronte al negativo.

Per lasciar andare il passato, bisogna imparare a vivere il presente, il qui e l’ora, fissando l’attenzione su tutto quello che si fa in ogni momento.

Per lasciar andare qualsiasi persona, situazione o cosa, è importante scoprire quali vantaggi secondari otteniamo rimanendo in quella posizione e quali credenze e pensieri sbagliati abbiamo al riguardo.

Una volta che li abbiamo scoperti, possiamo fare i cambiamenti necessari.

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IL PARENT TRAINING: DIVENTARE GENITORI EFFICACI

Il parent training, in psicologia, è un intervento che ha come obiettivo principale quello di aiutare i genitori a sviluppare abilità e competenze nella gestione dei comportamenti dei loro figli, al fine di migliorare la qualità della vita familiare e delle relazioni genitore-figlio.

Il parent training è un intervento centrato sul genitore e si basa sul presupposto che i genitori siano i primi educatori e influencer nella vita dei loro figli. In questo senso, il parent training si concentra sulla formazione e sul sostegno dei genitori, piuttosto che sul trattamento diretto del bambino.

Durante il parent training, i genitori imparano tecniche di gestione dei comportamenti che incoraggiano lo sviluppo di comportamenti positivi e abilità sociali nei loro figli. Queste tecniche includono la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti, la disciplina positiva e la promozione delle abilità sociali e di autocontrollo.

Il parent training può essere personalizzato in base alle esigenze specifiche della famiglia e dei problemi comportamentali dei loro figli.

Il parent training solitamente prevede incontri di gruppo o sessioni individuali con uno psicologo, durante i quali i genitori apprendono tecniche di comunicazione efficace per la risoluzione dei problemi e la disciplina positiva. L’obiettivo è quello di fornire ai genitori gli strumenti necessari per gestire i comportamenti problematici dei loro figli in modo costruttivo e aiutare i bambini a sviluppare competenze sociali e di autocontrollo.

Famiglia e Parent Training

Il parent training può essere utilizzato per trattare una vasta gamma di problemi comportamentali nei bambini, come:

Comportamenti oppositivi e disobbedienti: il parent training può aiutare i genitori a gestire comportamenti difficili come la ribellione, la negatività e la disobbedienza nei bambini.

Problemi di disciplina (aggressività e capricci): i genitori possono imparare tecniche efficaci di disciplina e di risoluzione dei conflitti per gestire i comportamenti indesiderati dei loro figli.

Difficoltà nell’apprendimento: il parent training può aiutare i genitori a supportare i loro figli nell’apprendimento scolastico e nell’affrontare eventuali difficoltà come l’iperattività e la disattenzione.

Problemi di comportamento nei disturbi dello spettro autistico: il parent training può aiutare i genitori a comprendere e gestire i comportamenti associati ai disturbi dello spettro autistico.

Ansia e depressione: il parent training può aiutare i genitori a identificare e gestire l’ansia e la depressione nei loro figli.

Problemi di comportamento associati all’abuso di sostanze: Il parent training può aiutare i genitori a prevenire e gestire l’uso di sostanze stupefacenti da parte dei loro figli.

Disturbi del comportamento alimentare: il parent training può essere un utile strumento per aiutare i genitori a gestire i problemi alimentari dei loro figli, come l’anoressia, la bulimia e l’obesità.

Il parent training è un approccio efficace per affrontare questi problemi e migliorare la relazione genitore-figlio, la comunicazione e la qualità della vita familiare.

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LUTTO E SEPARAZIONI NELLA VITA DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI

Il lutto e la separazione sono eventi difficili da affrontare per tutti, ma possono essere particolarmente traumatici per i bambini e per gli adolescenti.

In caso di lutto o separazioni, i bambini e gli adolescenti possono sperimentare una vasta gamma di emozioni negative come: tristezza, ansia, colpa, rabbia e senso di perdita. Questi sentimenti possono influire negativamente sul loro benessere emotivo e psicologico, compromettendo la loro capacità di affrontare le sfide quotidiane e di sviluppare relazioni sane.

Ecco alcuni consigli per aiutare i bambini e gli adolescenti a gestire il lutto e le separazioni.

Siate onesti: I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di sapere cosa sta accadendo e di avere informazioni affidabili.

Siate disponibili: Fornite loro un supporto emotivo e fisico. Ascoltateli e rispondete alle loro domande.

Validate i loro sentimenti: Riconoscete i loro sentimenti e fate loro sapere che è normale sentirsi tristi, arrabbiati o confusi in queste situazioni.

Mantenete una routine: La routine aiuta a dare stabilità e sicurezza ai bambini e agli adolescenti.

Coinvolgeteli in attività che li facciano sentire positivi: Aiutateli a concentrarsi su cose che li fanno sentire felici e positivi.

Fornite loro opportunità per esprimersi: Incoraggiateli a parlare delle loro emozioni o a scrivere o disegnare i loro sentimenti.

Considerate l’aiuto professionale: Se i bambini o gli adolescenti stanno avendo difficoltà a gestire il lutto o la separazione, considerate l’idea di rivolgervi a un professionista della salute mentale, che sarà in grado di fornire supporto e consigli specifici per la situazione unica di ogni bambino o adolescente.

Lo psicologo può aiutare i giovani a elaborare il loro lutto e a gestire le loro emozioni attraverso la terapia. Questo può comportare la rielaborazione dei ricordi del defunto o delle circostanze della separazione, l’identificazione delle fonti di stress e dei pensieri negativi e la costruzione di nuove strategie di coping.

Inoltre, lo psicologo può fornire supporto ai genitori nella gestione delle difficoltà che possono sorgere durante una separazione o un lutto. Questo può includere la mediazione nella comunicazione tra i genitori, l’aiuto nella gestione dei conflitti e dei problemi pratici, e la consulenza per il supporto emozionale dei figli.

In generale, il supporto psicologico può aiutare i giovani a superare il lutto e a sviluppare una prospettiva più positiva, migliorando la loro capacità di affrontare le sfide future e di costruire relazioni sane e positive.

Ricordate che ogni bambino o adolescente reagirà in modo diverso e che il supporto che offrite deve essere personalizzato alle loro esigenze specifiche. La cosa più importante è essere presenti e disponibili per loro in questo momento difficile.

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Le carte Dixit: l’uso delle immagini come strumento per conoscersi meglio e raccontarsi. 

Dixit è un gioco di carte creato nel 2002 dal neuropsichiatra infantile Jean-Louis Roubira. Il gioco consiste in un mazzo di 84 carte illustrate con immagini surreali e astratte e consiste nel far indovinare agli altri giocatori la carta da scelta utilizzando una parola o una frase che la descrivono.

Recentemente, le carte Dixit sono state utilizzate anche in ambito psicoterapeutico, sia con adulti che con bambini, perché il gioco permette di esplorare la creatività e la fantasia dei pazienti, stimolando la comunicazione e la cooperazione. Inoltre, le immagini astratte delle carte possono essere utilizzate come supporto per lavorare su emozioni e pensieri inconsci.

Carte Dixit

In psicoterapia, le carte Dixit possono essere utilizzate in diversi modi, ad esempio come strumento per:

  • Sviluppare la capacità di comunicare in modo efficace,
  • Migliorare la capacità di ascolto attivo,
  • Lavorare sull’espressione delle emozioni,
  • Sviluppare la creatività e la fantasia,
  • Stimolare la cooperazione e la socializzazione,
  • Sviluppare la capacità di problem solving.

L’uso delle carte Dixit nelle sedute è un’ottima scelta perché permette di lavorare su diverse tematiche in modo ludico, stimolando la partecipazione attiva dei pazienti e rendendo il processo terapeutico più coinvolgente.

Le carte Dixit sono uno strumento versatile che può essere utilizzato in diversi contesti terapeutici, come la terapia individuale, di coppia o di gruppo.

Inoltre, ci sono diversi studi e ricerche che hanno esplorato l’uso delle carte Dixit in ambito terapeutico, sia con adulti che con bambini, e che hanno evidenziato i suoi benefici per la crescita personale e la risoluzione dei problemi. È importante però sottolineare che, come per qualsiasi strumento terapeutico, è fondamentale che l’uso delle carte Dixit sia integrato in una terapia e sia condotto da un professionista formato e specializzato.

E tu, conoscevi le carte Dixit?

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BULLISMO

Il bullismo è un fenomeno diffuso nelle scuole di tutto il mondo, comprese quelle italiane. Secondo l’Indagine nazionale sulla violenza a scuola, condotta dal Ministero dell’Istruzione nel 2018, il 40% degli studenti italiani ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di bullismo negli ultimi tre mesi.

Il bullismo è stato segnalato con maggiore frequenza nelle scuole medie inferiori (48%) rispetto alle scuole medie superiori (32%) e alle scuole elementari (17%).

Il bullismo è un comportamento intenzionalmente dannoso verso una persona o un gruppo di persone, che viene ripetuto nel tempo. Nelle scuole, il bullismo può assumere le seguenti forme:

  • Fisica: aggressioni fisiche, come spintoni, schiaffi, pugni, calci;
  • Verbale: insulti, minacce, diffamazione, esclusione sociale;
  • Relazionale: esclusione sociale, ostracismo, gossip;
  • Online: cyberbullismo, ovvero il bullismo che avviene tramite i mezzi di comunicazione digitale, come ad esempio social media, chat, SMS, e-mail.

Il bullismo verbale è stato segnalato come la forma di bullismo più comune (80%), seguito dal bullismo relazionale (47%) e dal bullismo fisico (18%). Il bullismo online è stato segnalato dal 9% degli studenti.

Il bullismo può avere gravi conseguenze per le vittime, come ad esempio il danno all’autostima, l’ansia, la depressione, il senso di isolamento, e in alcuni casi può persino portare al suicidio. È importante che le scuole adottino misure efficaci per prevenire il bullismo e proteggere gli studenti.

Non esiste un profilo specifico di un “bullo scolastico”. I bulli possono avere diverse caratteristiche e possono agire in modo diverso in base alla situazione. Tuttavia, alcune caratteristiche che possono essere associate ai bulli scolastici includono:

  • Bassa autostima: i bulli possono agire in modo aggressivo per nascondere le loro insicurezze e aumentare la loro autostima;
  • Bisogno di potere e controllo: i bulli possono cercare di sottomettere gli altri per sentirsi forti e potenti;
  • Assenza di empatia: i bulli possono avere difficoltà a mettersi nei panni degli altri e a comprendere le loro emozioni;
  • Assenza di regole: i bulli possono avere scarsa considerazione per le regole e per gli altri, e possono agire senza tenere conto delle conseguenze delle loro azioni;
  • Storia familiare di violenza: i bulli possono essere stati vittime o testimoni di violenza in famiglia, e questo può influire sul loro comportamento.

È importante sottolineare che queste caratteristiche non sono presenti in tutti i bulli, e che non tutte le persone che presentano queste caratteristiche diventeranno bulli. Inoltre, i bulli possono cambiare e migliorare il loro comportamento con l’aiuto di un supporto adeguato.

I trattamenti che possono aiutare i bulli scolastici dipendono dalle cause sottostanti al loro comportamento aggressivo. Alcuni trattamenti che possono essere utili per i bulli scolastici sono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale: questo tipo di terapia può aiutare i bulli a identificare e modificare i pensieri e le emozioni che stanno alla base del loro comportamento aggressivo;
  • Terapia familiare: se il bullismo è legato a problemi all’interno della famiglia, la terapia familiare può aiutare a risolvere questi problemi e a promuovere un ambiente più sano e positivo in casa;
  • Interventi di gruppo: il lavoro di gruppo con altri adolescenti che hanno problemi di comportamento simili può aiutare i bulli a sviluppare nuove abilità sociali e a imparare a gestire le loro emozioni in modo più adeguato;
  • Supporto scolastico: se il bullismo è legato a difficoltà scolastiche o a un ambiente scolastico poco sostenibile, il supporto scolastico può aiutare il bullo a migliorare il rendimento scolastico e a trovare un ambiente più positivo dove sviluppare le proprie abilità.

Inoltre, si devono aiutare anche i bambini che sono stati bullizzati in funzione della quantità e dell’intensità degli episodi di bullismo di cui sono stati vittime.

E’ fondamentale che le scuole lavorino in modo collaborativo con le famiglie e i servizi sociali per garantire un supporto continuativo e integrato alle vittime e ai bulli.

Se si sospetta o si scopre che un figlio è un bullo, è importante che le famiglie intervengano per aiutare il figlio a cambiare il suo comportamento e per proteggere gli altri dal suo comportamento aggressivo.

Invece, se si sospetta o si scopre che un figlio è vittima di bullismo, è importante che le famiglie intervengano per proteggere il figlio dal bullismo e per aiutarlo a superare le conseguenze negative.

Ogni caso di bullismo è unico e le famiglie devono trovare la soluzione più adeguata alle esigenze del figlio. Inoltre, è fondamentale che le famiglie lavorino in modo collaborativo con la scuola e con altri servizi per garantire un supporto continuativo e integrato al figlio.

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DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) influiscono sulle capacità di una persona di comprendere e utilizzare correttamente la lettura, l’ortografia, il calcolo e altre abilità funzionali all’apprendimento. I DSA sono spesso presenti sin dall’infanzia e possono persistere per tutta la vita, se non vengono trattati adeguatamente.

Secondo il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), in Italia circa il 5% degli studenti presenta disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Questi disturbi sono più comuni nei maschi rispetto alle femmine, con una prevalenza del 7% tra i maschi e del 3% tra le femmine.

Il disturbo più comune è la dislessia, che colpisce circa il 70% degli studenti con DSA. Altri disturbi comuni sono: la disgrafia, la discalculia e il disturbo di attenzione e iperattività (ADHD).

I DSA sono causati da fattori biologici e genetici e possono essere diagnosticati attraverso specifici test e valutazioni. Non esiste una “cura” per i DSA, ma ci sono diverse strategie e tecniche che possono aiutare le persone con DSA a superare le difficoltà di apprendimento e a raggiungere il loro massimo potenziale.

I DSA possono avere un impatto significativo sulla vita scolastica e professionale delle persone colpite. Ad esempio, gli studenti con DSA possono avere difficoltà a seguire le lezioni, a fare i compiti e a prendere appunti, il che influisce sul loro rendimento scolastico. Inoltre, le persone con DSA possono incontrare difficoltà anche nella vita lavorativa, ad esempio nel compilare moduli o nel leggere istruzioni scritte.

Se sospetti che tuo figlio o tua figlia possa avere un DSA, è importante parlarne con il medico o con un professionista specializzato (psicologo abilitato alla diagnosi e al trattamento dei DSA) per ottenere una valutazione accurata e il giusto tipo di sostegno.

Il percorso consigliato per affrontare i DSA è il seguente:

  1. Valutazione accurata:  è importante ottenere una valutazione accurata dei DSA per determinare quali strategie e tecniche possono essere più utili.
  2. Intervento precoce di potenziamento:  l’intervento precoce può fare la differenza per le persone con DSA.
  3. Uso di software e strumenti specifici:   per esempio software di lettura ad alta voce o di sintesi vocale, che possono aiutare le persone con DSA a leggere e a scrivere. Alcune persone con DSA potrebbero trarre beneficio dall’utilizzo di metodi di insegnamento alternativi, come l’utilizzo di mappe concettuali o di video tutorial. E’ importante che le persone con DSA ricevano sostegno continuo da parte di insegnanti, genitori e altri professionisti dell’educazione che li aiutino a superare le difficoltà di apprendimento.

Mantenere una comunicazione aperta con i bambini e incoraggiarli a parlare dei loro timori e preoccupazioni può aiutare a gestire i DSA. Inoltre, i bambini con disturbi dell’apprendimento (DSA) affrontano sfide emotive e comportamentali in aggiunta alle difficoltà di apprendimento. Questi problemi emotivi possono essere il risultato della frustrazione e dell’ansia legate alle difficoltà di apprendimento, al confronto con i coetanei e all’isolamento sociale.

DSA – DISTURBI SPECIFICI DELL’ APPRENDIMENTO

I segnali che un bambino con DSA potrebbe avere problemi emotivi includono:

  • Cambiamenti dell’umore o del comportamento;
  • Aumento dell’ansia o dell’irritabilità
  • Problemi di attenzione o di concentrazione
  • Problemi nella regolazione delle emozioni

Se noti questi segnali in un bambino con DSA, è importante parlarne con il medico pediatra o con un professionista della salute mentale per ottenere il giusto tipo di sostegno. Ci sono diverse strategie che possono aiutare a gestire i problemi emotivi, come il sostegno psicologico e la terapia cognitivo-comportamentale.

Infine, l’emergenza COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla vita delle persone con DSA. In particolare, la chiusura delle scuole e la transizione verso la didattica a distanza hanno reso più difficile per questi studenti seguire le lezioni e fare i compiti a casa. Inoltre, la mancanza di interazione sociale e il distacco dalle routine quotidiane potrebbero aver peggiorato l’ansia e il senso di isolamento.

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I DISTURBI ALIMENTARI A SEGUITO DELLA PANDEMIA DA COVID 19

Il COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute mentale e emotiva di molte persone in tutto il mondo. Ci sono stati casi di disturbi alimentari che si sono aggravati o che si sono sviluppati a causa della pandemia di COVID-19.

È difficile fornire statistiche precise sull’impatto del COVID-19 sui disturbi alimentari, poiché questi disturbi sono spesso sottostimati o non diagnosticati. Tuttavia, ci sono alcuni dati disponibili che suggeriscono che i disturbi alimentari potrebbero essere stati aggravati o sviluppati a causa della pandemia di COVID-19.

Secondo un sondaggio condotto dalla National Eating Disorders Association (NEDA) negli Stati Uniti nel 2020, il 45% delle persone con disturbi alimentari ha riferito che i sintomi del disturbo erano peggiorati durante la pandemia di COVID-19. Inoltre, il 39% ha riferito di avere difficoltà a ottenere il trattamento di cui avevano bisogno durante la pandemia.

L’anoressia, la bulimia e l’obesità sono disturbi alimentari seri che hanno conseguenze sulla salute fisica e mentale.

L’anoressia è caratterizzata da una paura irragionevole di ingrassare, un’immagine corporea distorta e una ridotta assunzione di cibo.

La bulimia è caratterizzata da episodi di abbuffate alimentari seguiti da comportamenti compensativi, come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, per prevenire l’aumento di peso.

L‘obesità è caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può aumentare il rischio di diverse condizioni di salute, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Durante la pandemia di COVID-19, alcune persone potrebbero aver sviluppato disturbi alimentari a causa dello stress e dell’ansia causati dalla pandemia, della mancanza di attività fisica a causa delle restrizioni di movimento o dell’aumento dell’assunzione di cibo come forma di conforto. Inoltre, le restrizioni imposte dalla pandemia, come la chiusura di negozi e ristoranti, potrebbero rendere più difficile l’accesso a cibi sani e nutrienti, contribuendo all’obesità.

Se ritieni di avere un disturbo alimentare è importante cercare aiuto professionale il prima possibile.

I disturbi alimentari possono essere trattati con successo con una combinazione di terapia, supporto nutrizionale e, se necessario, medicina.

Ecco alcune opzioni terapeutiche che potrebbero essere considerate per il trattamento dei disturbi alimentari:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC). La TCC è un tipo di terapia che mira a modificare i pensieri e i comportamenti negativi che contribuiscono ai disturbi alimentari. La TCC può aiutare a sviluppare abilità di coping sane e a migliorare l’immagine corporea e il rapporto con il cibo.
  • Terapia familiare. La terapia familiare coinvolge tutti i membri della famiglia e mira a migliorare le dinamiche familiari e a sostenere il recupero dal disturbo alimentare.
  • Supporto nutrizionale. Un dietista o un nutrizionista può aiutare a sviluppare un piano alimentare sano e soddisfacente e a gestire il peso in modo sano.
  • Medicina: In determinati casi, può essere utile assumere farmaci per trattare i disturbi alimentari.

È importante sottolineare che il trattamento dei disturbi alimentari è un processo continuo e che richiede tempo. Potrebbero essere necessarie diverse forme di trattamento per trovare quello che funziona meglio per te. Se hai preoccupazioni riguardo ai disturbi alimentari o alla tua salute mentale in generale, non esitare a chiedere aiuto a un medico o a un professionista della salute mentale.

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IL RAPPORTO TRA MADRE E FIGLI, QUEL FILO CHE CI COLLEGA

Nasciamo immersi nell’amore di chi ci fa entrare nella vita. Da quell’amore veniamo avvolti e cullati. Nutriti e accuditi. L’amore che ci tiene, mantiene e sostiene quando siamo ancora in grado di farlo da soli è ciò che costruisce in noi la dimensione della sicurezza e della protezione che ci permette di fidarci e affidarci alla vita”, riferisce Pellai nel suo Libro “Io Gomitolo, Tu Filo”.

Il legame affettivo che si crea tra madri e figli è essenziale per il successivo sviluppo psicologico, emotivo e sociale dei minori. Attraverso questo legame d’amore e attaccamento si regola il mondo emozionale dei piccoli, oltre a facilitare il futuro sviluppo delle relazioni con gli altri. Questo legame agisce come un fattore di protezione, a condizione che sia stabilito in modo sano, sicuro e stabile nel tempo.

Esistono molti modi che possono facilitare l’instaurazione di un tipo di attaccamento sicuro tra madri e figli. Per esempio, se la figura dell’attaccamento dispone di un buon repertorio di strumenti di gestione emotiva propri, favorirà lo sviluppo di un modello efficace per la gestione delle emozioni dei figli. È importante che i figli percepiscano la disponibilità fisica e soprattutto emotiva della madre in qualsiasi situazione da loro ritenuta come stressante o pericolosa. Questo rapporto può essere rafforzato attraverso numerosi comportamenti come il gioco condiviso, la gestione dei conflitti in un clima di comunicazione sereno e basato sul dialogo e l’esistenza di un sistema di regole flessibili ma ferme, che aiutino a inquadrare il bambino nella sua posizione nella famiglia e nel mondo.

Pertanto, qualsiasi situazione che dia al bambino la sensazione di sentirsi accudito, accompagnato e sicuro, implicherà un rafforzamento del legame tra madri e figli.

Libro di Alberto Pellai

Una bella storia che parla del legame tra madre e figlio è quella che ci propone Alberto Pellai nel suo libro: “Io gomitolo, tu filo”, una narrazione delicata che ripercorre tutte le tappe del percorso di crescita attraverso cui il bambino comincia a esplorare il mondo per comprenderle appieno e imparare a viverle con serenità.

Amare e accompagnare un figlio nella vita significa insegnargli a staccarsi da noi, avendogli fornito la certezza che noi rappresenteremo per sempre la base sicura, il porto verso cui potrà dirigere la sua navigazione quando le onde diventeranno pericolose o il mare della vita diventerà tempesta. Questa certezza rappresenta per lui la fonte della sua sicurezza emotiva e gli permetterà di diventare un esploratore del mondo, un appassionato protagonista di relazioni, un soggetto desideroso di andare incontro al nuovo, al bello e all’ignoto che riempie ogni giorno del suo presente e del suo futuro (Pellai, A. Io Gomitolo, Tu Filo. Ed. De Agostini, 2021).

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IMPARARE A LASCIAR ANDARE

Lasciar andare è un processo naturale della vita. Tuttavia è complesso ed è uno di quelli che ci causa più sofferenza. 
Quante cose hai dovuto lasciar andare nella tua vita? Sono molte le situazioni in cui possiamo trovarci di dover lasciar andare qualcosa:

Finire una relazione.
Perdere una persona cara.
Cambiare le abitudini.
Cambiare lavoro.
Lasciare il nostro luogo di residenza.

Spesso ci aggrappiamo a persone, cose o situazioni per paura di perderle, per non sentire dolore o tristezza nel momento del distacco. Abbiamo paura di cambiare, di far entrare il nuovo, per paura di lasciare andare il vecchio. Infatti, spesso abbiamo difficoltà a staccarci da ricordi, persone, situazioni che hanno significato molto per noi oppure ci hanno fatto del male. O in alternativa, ci hanno fatto passare dei bei momenti, ma non fanno più parte della nostra vita.  

Per iniziare a rilasciare andare bisogna comprendere e accettare che le cose non sono andate come volevamo e, una volta fatto ciò, siamo pronti a lasciare andare ciò che ci legava al passato.

Lasciar andare, non è legato esclusivamente al dolore, alla perdita o alla sofferenza, anzi può rappresentare un’opportunità di apprendimento e di crescita personale. 

La vita, in sostanza, è un continuo fluire dove nulla rimane statico, tutti facciamo parte di continui cambiamenti.

Perché non lasciamo andare? Tra i principali motivi per cui ci aggrappiamo, troviamo:

  • La paura del cambiamento e dell’ignoto, che pensiamo possa essere molto negativo o difficile da gestire.
  • Un sentimento di forte attaccamento, esagerato e negativo, che trasciniamo dalla nostra infanzia e vissuti da quando eravamo piccoli.
  • Una bassa autostima che ci blocca, anche di fronte al negativo.

Per lasciar andare il passato, bisogna imparare a vivere il presente, il qui e l’ora, fissando la tua attenzione su tutto quello che fai in ogni momento.

Per lasciar andare qualsiasi situazione, persona o cosa, è importante scoprire quali vantaggi secondari otteniamo rimanendo in quella posizione e quali credenze e pensieri sbagliati abbiamo a riguardo. Una volta che li abbiamo scoperti, possiamo fare i cambiamenti necessari.

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