I MANDATI FAMIGLIARI E LA LORO IMPORTANZA IN PSICOLOGIA

In psicologia, uno dei concetti più influenti, ma spesso trascurati, è quello dei mandati famigliari, cioè quegli “ordini invisibili”, trasmessi da generazione a generazione, che possono avere un impatto significativo sul comportamento e sul benessere emotivo di un individuo.

Definizione di Mandati Famigliari

I mandati famigliari sono fondamentalmente messaggi o ordini che vengono passati all’interno di una famiglia. Possono essere espliciti, come le aspettative espresse dai genitori sui figli, o impliciti, incorporati in comportamenti e atteggiamenti quotidiani. Questi sono alcuni esempi di mandati famigliari: “devi essere sempre il migliore”, “non devi mostrare le tue emozioni” o “devi mantenere sempre la pace”.

L’Impatto dei Mandati Famigliari sulla Psiche

Gli effetti di questi mandati possono essere profondi e influenzare le decisioni di un individuo, plasmare la sua personalità e determinare le sue relazioni con gli altri. Ad esempio, un mandato famigliare che insiste sulla perfezione può portare una persona a soffrire di ansia da prestazione o a sviluppare una paura eccessiva del fallimento.

Numerosi studi hanno collegato i mandati famigliari a una varietà di disturbi psicologici e hanno trovato un’associazione significativa tra mandati famigliari disfunzionali e sintomi di depressione e di ansia.

Riconoscere e affrontare i mandati famigliari è un componente fondamentale della psicologia. Infatti, lo psicologo aiuta l’individuo a identificare i mandati famigliari che potrebbero essere alla base dei suoi problemi attuali. Questo può comportare la discussione delle esperienze infantili del cliente, l’osservazione dei suoi schemi di pensiero e comportamento e la creazione di connessioni tra questi fattori e i mandati famigliari riconosciuti.

La Terapia Familiare Sistemica, per esempio, mira a cambiare i mandati famigliari disfunzionali attraverso la ristrutturazione delle interazioni familiari, mentre la Terapia Cognitivo-Comportamentale, può aiutare l’individuo a riconoscere e cambiare i pensieri e i comportamenti negativi derivanti dai mandati famigliari.

Gli interventi per affrontare i mandati famigliari possono avvenire su diversi livelli, quali:

Terapia Individuale

In un contesto individuale, lo psicologo può lavorare con il paziente per aiutarlo a riconoscere e comprendere i mandati famigliari che potrebbero influenzare il suo comportamento, i suoi sentimenti e le sue relazioni. Questo può comportare l’esplorazione delle esperienze passate del paziente, l’identificazione di schemi di pensiero e comportamento ricorrenti, e la creazione di collegamenti tra queste dinamiche e i mandati famigliari.

Una volta identificati i mandati famigliari, lo psicologo può aiutare il paziente a sfidarli o a modificarli. Questo potrebbe includere l’uso di tecniche cognitive per aiutare il paziente a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali, l’apprendimento di nuove abilità di problem-solving o di coping, e la promozione di cambiamenti positivi nel comportamento e nelle relazioni del paziente.

Terapia Familiare

Nel contesto della terapia familiare, l’intervento può essere più diretto. Lo psicologo può lavorare con l’intera famiglia per identificare i mandati famigliari che potrebbero avere un impatto negativo sui membri della famiglia e sulle loro relazioni. Questo comporta l’osservazione delle interazioni familiari, la facilitazione della comunicazione aperta e onesta tra i membri della famiglia, l’aiuto nel riconoscimento dei modelli disfunzionali, la ristrutturazione delle interazioni familiari, il sostegno alla famiglia nel creare nuovi modelli di comunicazione e comportamento e l’incoraggiamento alla famiglia nello stabilire nuovi mandati più sani e costruttivi.

Terapia di Gruppo

La terapia di gruppo può anche essere utile per affrontare i mandati famigliari. In un gruppo, i partecipanti possono condividere le loro esperienze, offrire e ricevere supporto, e apprendere nuove strategie di coping e problem-solving. Lo psicologo ha il compito di facilitare queste discussioni, offrendo input e feedback, e guidando il gruppo verso la comprensione e la modifica dei mandati famigliari.

In sintesi, l’intervento dello psicologo per affrontare i mandati famigliari può assumere molte forme e dipende dalle specifiche esigenze e circostanze del paziente o della famiglia. Tuttavia, l’obiettivo fondamentale è sempre lo stesso: aiutare le persone a riconoscere e cambiare i mandati famigliari che possono avere un impatto negativo sulla loro vita, promuovendo così il benessere e la salute mentale.

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ATTACCAMENTO TRA GENITORI E FIGLI

L’attaccamento tra genitori e figli si riferisce alla forte connessione emotiva che si sviluppa tra un bambino e i suoi genitori durante i primi anni di vita. Questa connessione si basa sulla capacità del bambino di affidarsi ai suoi genitori per le proprie necessità di base, come il cibo, la protezione e l’affetto.

Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, l’attaccamento è un bisogno primario e innato dell’essere umano e rappresenta una necessità biologica per la sopravvivenza. Bowlby sostiene che l’attaccamento si sviluppa attraverso una serie di fasi, dalle prime esperienze di contatto fisico con la madre dopo la nascita, all’esplorazione dell’ambiente circostante da parte del bambino.

ATTACCAMENTO TRA GENITORI E FIGLI

Bowlby credeva che la relazione di attaccamento tra un bambino ed i suoi genitori fosse un modello per le future relazioni interpersonali dell’individuo.

Gli studiosi dell’attaccamento hanno identificato quattro tipi principali di attaccamento:

  • Attaccamento sicuro:Il bambino si sente a proprio agio con i genitori che utilizza come punto di riferimento sicuro per esplorare l’ambiente circostante.
  • Attaccamento insicuro-evitante: Il bambino sembra non interessarsi molto alla presenza dei genitori e non cerca il loro conforto o la loro protezione.
  • Attaccamento insicuro-ambivalente: Il bambino sembra confuso e preoccupato per la presenza dei genitori, cerca il loro conforto ma non riesce a calmarsi.
  • Attaccamento insicuro-disorganizzato: Il bambino sembra non avere una strategia coerente per gestire la presenza dei genitori e può apparire confuso o spaventato.

La ricerca ha dimostrato che l’attaccamento sicuro è associato a una maggiore sicurezza emotiva, una maggiore autostima e una maggiore capacità di stabilire relazioni intime e soddisfacenti nell’età adulta. Al contrario, i bambini con un attaccamento insicuro possono sviluppare problemi comportamentali, emotivi e relazionali, tra cui l’ansia, la depressione e la difficoltà a costruire relazioni significative.

L’attaccamento sicuro si sviluppa quando il bambino ha fiducia che il suo genitore risponderà alle sue esigenze in modo coerente e affidabile. In altre parole, quando il bambino piange o manifesta necessità, se il genitore risponde prontamente e con attenzione, il bambino si sentirà rassicurato e sicuro. Al contrario, se il genitore non risponde o risponde in modo inadeguato, il bambino può sentirsi insicuro o ansioso.

La maggior parte dei bambini sviluppa un attaccamento sicuro, ma circa il 20% dei bambini sviluppa un attaccamento insicuro e la maggior parte di questi hanno un attaccamento insicuro-evitante.

I bambini con un attaccamento sicuro sviluppano una maggiore autostima e una maggiore sicurezza emotiva, e sono più in grado di esplorare il mondo intorno a loro in modo indipendente. D’altra parte, i bambini con un attaccamento insicuro possono sviluppare problemi di comportamento e relazionali, che possono persistere anche in età adulta.

In sintesi, l’attaccamento tra genitori e figli è un aspetto fondamentale dello sviluppo infantile e può influenzare la salute emotiva e relazionale del bambino a lungo termine. È importante per i genitori creare un ambiente sicuro, prevedibile e amorevole per i loro figli, in modo che possano sviluppare un attaccamento sicuro e stabile.

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Bibliografia

L’attaccamento. La relazione fondamentale nella vita del bambino” di Fabio Scacciati. Il libro si concentra sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby e sul suo impatto sullo sviluppo infantile.

L’attaccamento. Come costruire una relazione sicura con il tuo bambino” di Mary Ainsworth e Mary Main. Questo libro presenta la teoria dell’attaccamento e le quattro categorie principali di attaccamento, fornendo anche suggerimenti pratici per i genitori su come costruire un attaccamento sicuro con il proprio bambino.

Il bambino e il suo mondo interno. Riflessioni sull’attaccamento e la relazione di cura” di Selma Fraiberg. Questo libro esplora la relazione tra l’attaccamento e la formazione dell’identità del bambino, offrendo una guida pratica per i genitori e i professionisti della salute mentale.

IL PARENT TRAINING: DIVENTARE GENITORI EFFICACI

Il parent training, in psicologia, è un intervento che ha come obiettivo principale quello di aiutare i genitori a sviluppare abilità e competenze nella gestione dei comportamenti dei loro figli, al fine di migliorare la qualità della vita familiare e delle relazioni genitore-figlio.

Il parent training è un intervento centrato sul genitore e si basa sul presupposto che i genitori siano i primi educatori e influencer nella vita dei loro figli. In questo senso, il parent training si concentra sulla formazione e sul sostegno dei genitori, piuttosto che sul trattamento diretto del bambino.

Durante il parent training, i genitori imparano tecniche di gestione dei comportamenti che incoraggiano lo sviluppo di comportamenti positivi e abilità sociali nei loro figli. Queste tecniche includono la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti, la disciplina positiva e la promozione delle abilità sociali e di autocontrollo.

Il parent training può essere personalizzato in base alle esigenze specifiche della famiglia e dei problemi comportamentali dei loro figli.

Il parent training solitamente prevede incontri di gruppo o sessioni individuali con uno psicologo, durante i quali i genitori apprendono tecniche di comunicazione efficace per la risoluzione dei problemi e la disciplina positiva. L’obiettivo è quello di fornire ai genitori gli strumenti necessari per gestire i comportamenti problematici dei loro figli in modo costruttivo e aiutare i bambini a sviluppare competenze sociali e di autocontrollo.

Famiglia e Parent Training

Il parent training può essere utilizzato per trattare una vasta gamma di problemi comportamentali nei bambini, come:

Comportamenti oppositivi e disobbedienti: il parent training può aiutare i genitori a gestire comportamenti difficili come la ribellione, la negatività e la disobbedienza nei bambini.

Problemi di disciplina (aggressività e capricci): i genitori possono imparare tecniche efficaci di disciplina e di risoluzione dei conflitti per gestire i comportamenti indesiderati dei loro figli.

Difficoltà nell’apprendimento: il parent training può aiutare i genitori a supportare i loro figli nell’apprendimento scolastico e nell’affrontare eventuali difficoltà come l’iperattività e la disattenzione.

Problemi di comportamento nei disturbi dello spettro autistico: il parent training può aiutare i genitori a comprendere e gestire i comportamenti associati ai disturbi dello spettro autistico.

Ansia e depressione: il parent training può aiutare i genitori a identificare e gestire l’ansia e la depressione nei loro figli.

Problemi di comportamento associati all’abuso di sostanze: Il parent training può aiutare i genitori a prevenire e gestire l’uso di sostanze stupefacenti da parte dei loro figli.

Disturbi del comportamento alimentare: il parent training può essere un utile strumento per aiutare i genitori a gestire i problemi alimentari dei loro figli, come l’anoressia, la bulimia e l’obesità.

Il parent training è un approccio efficace per affrontare questi problemi e migliorare la relazione genitore-figlio, la comunicazione e la qualità della vita familiare.

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IL RAPPORTO TRA MADRE E FIGLI, QUEL FILO CHE CI COLLEGA

Nasciamo immersi nell’amore di chi ci fa entrare nella vita. Da quell’amore veniamo avvolti e cullati. Nutriti e accuditi. L’amore che ci tiene, mantiene e sostiene quando siamo ancora in grado di farlo da soli è ciò che costruisce in noi la dimensione della sicurezza e della protezione che ci permette di fidarci e affidarci alla vita”, riferisce Pellai nel suo Libro “Io Gomitolo, Tu Filo”.

Il legame affettivo che si crea tra madri e figli è essenziale per il successivo sviluppo psicologico, emotivo e sociale dei minori. Attraverso questo legame d’amore e attaccamento si regola il mondo emozionale dei piccoli, oltre a facilitare il futuro sviluppo delle relazioni con gli altri. Questo legame agisce come un fattore di protezione, a condizione che sia stabilito in modo sano, sicuro e stabile nel tempo.

Esistono molti modi che possono facilitare l’instaurazione di un tipo di attaccamento sicuro tra madri e figli. Per esempio, se la figura dell’attaccamento dispone di un buon repertorio di strumenti di gestione emotiva propri, favorirà lo sviluppo di un modello efficace per la gestione delle emozioni dei figli. È importante che i figli percepiscano la disponibilità fisica e soprattutto emotiva della madre in qualsiasi situazione da loro ritenuta come stressante o pericolosa. Questo rapporto può essere rafforzato attraverso numerosi comportamenti come il gioco condiviso, la gestione dei conflitti in un clima di comunicazione sereno e basato sul dialogo e l’esistenza di un sistema di regole flessibili ma ferme, che aiutino a inquadrare il bambino nella sua posizione nella famiglia e nel mondo.

Pertanto, qualsiasi situazione che dia al bambino la sensazione di sentirsi accudito, accompagnato e sicuro, implicherà un rafforzamento del legame tra madri e figli.

Libro di Alberto Pellai

Una bella storia che parla del legame tra madre e figlio è quella che ci propone Alberto Pellai nel suo libro: “Io gomitolo, tu filo”, una narrazione delicata che ripercorre tutte le tappe del percorso di crescita attraverso cui il bambino comincia a esplorare il mondo per comprenderle appieno e imparare a viverle con serenità.

Amare e accompagnare un figlio nella vita significa insegnargli a staccarsi da noi, avendogli fornito la certezza che noi rappresenteremo per sempre la base sicura, il porto verso cui potrà dirigere la sua navigazione quando le onde diventeranno pericolose o il mare della vita diventerà tempesta. Questa certezza rappresenta per lui la fonte della sua sicurezza emotiva e gli permetterà di diventare un esploratore del mondo, un appassionato protagonista di relazioni, un soggetto desideroso di andare incontro al nuovo, al bello e all’ignoto che riempie ogni giorno del suo presente e del suo futuro (Pellai, A. Io Gomitolo, Tu Filo. Ed. De Agostini, 2021).

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LE ASPETTATIVE DEI GENITORI SULLA CRESCITA DEI FIGLI

Tutti i genitori hanno aspettative sui figli. Si creano illusioni, speranze e sogni su di loro, cercando di immaginare come sarà loro figlio da grande. Vogliono che i figli abbiano successo nella vita, anche più di quanto ne abbiamo avuto loro.

Le speranze che i genitori ripongono nei figli sono il prodotto delle loro esperienze, della pressione della società e del loro ego. 

Avere aspettative di felicità nei confronti dei figli è una cosa normale e buona, perché è questo che promuove lo sviluppo del bambino. Se i genitori desiderano che il bambino impari qualcosa, si sforzeranno di insegnarglielo e di trasmettergli ciò che sanno fare. Lo stesso vale per gli insegnanti e gli altri adulti che fanno parte della vita dei bambini.

Spesso le vie che i figli decidono di seguire o il loro modo di agire non coincidono con quanto i loro genitori si aspettavano o avevano immaginato. Allora, possono sorgere distanziamenti, conflitti e frustrazioni familiari. 

Quando i figli crescono in un ambiente di eccessiva attenzione, di asfissiante preoccupazione o quando i desideri dei genitori diventano obblighi o aspettative troppo alte per le capacità dei figli, questi possono crescere con problemi di insoddisfazione e di scarsa autostima. 

Il giovane allora si sentirà insufficiente nei confronti dei genitori, che aspettano che lui sia “il migliore” o “il più” in tutto. Questo atteggiamento di estrema esigenza creerà molta tensione nel figlio e potrà generare un forte senso di fallimento.

Se un figlio si sottomette ai desideri dei genitori, quando non desidera le stesse cose, sarà infelice e potrebbe allontanarsi da loro. Invece, se continua il suo cammino e abbraccia le proprie scelte, potrebbe sentirsi in colpa per non averli soddisfatti e ciò lo allontanerà ugualmente da loro.

I genitori devono avere aspettative giuste ed equilibrate per i propri figli, perché i bambini hanno bisogno che i genitori si aspettino qualcosa da loro. Quindi è importante per i genitori chiedere ai figli di dare il meglio di loro stessi aiutandoli con il sostegno e la fiducia. È anche importante che le aspettative dei genitori siano trasmesse positivamente e costruttivamente. 

Affinché ciò possibile si consiglia ai genitori di:

  • Prendere le distanze dai propri desideri e aspettative;
  • Non fare confronti tra fratelli. Ogni bambino è diverso e si sviluppa a ritmi diversi;
  • Trattare tutti i figli allo stesso modo e con rispetto;
  • Motivare i figli. La motivazione è fondamentale affinché il bambino agisca, si muova e si sviluppi;
  • Non trasformare le proprie aspettative in obblighi per i figli.
    È importante avere momenti di conversazione e di ascolto con loro, così potremo conoscerli meglio e adattare le nostre aspettative, trasmettendo loro fiducia (“so che lo farai molto bene”) e non esigenze (“devi avere successo”).

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LE ABILITÀ SOCIALI NEI BAMBINI

Poniamoci una semplice domanda: “Come imparano davvero i nostri piccoli?”.

Secondo molti studi sulla psicologia sociale ed in particolare quelli di Albert Bandura, i bambini sviluppano la maggior parte del loro apprendimento attraverso l’osservazione, l’imitazione e l’interazione continua.

Le abilità sociali sono un insieme di comportamenti che ci consentono di stabilire relazioni appropriate con gli altri e risolvere i conflitti. Queste abilità iniziano a svilupparsi fin dalla prima infanzia, grazie alle relazioni che i bambini instaurano con le persone che si prendono cura di loro e continueranno durante lo sviluppo in base alle esperienze che hanno con i loro coetanei.

I bambini sono carichi di emozioni, sentimenti, idee e percezioni soggettive che influenzeranno i loro comportamenti nelle interazioni con gli altri. 

Molte sono le capacità che compongono le abilità sociali nei bambini, tra queste troviamo:

  • Risoluzione dei conflitti;
  • Autocontrollo emotivo;
  • Assertività;
  • Comunicazione;
  • Cooperazione;
  • Empatia.

Fin dalla nascita la famiglia (genitori, fratelli, nonni, zii, cugini, ecc.) sarà il contesto di riferimento, dove i bambini impareranno a sviluppare le loro capacità sociali.

L’importanza delle abilità sociali risiede nell’adattamento del bambino ai diversi ambienti in cui opera: scuola, famiglia, gruppo di coetanei, ecc. Tutte queste capacità sono importanti, tuttavia, due di esse sono particolarmente rilevanti: l’empatia e l’assertività.

L‘empatia è la capacità di porsi nel punto di vista di un’altra persona e agire secondo i sentimenti dell’altro. Richiede un’adeguata comprensione emotiva ed è la chiave del successo nelle prestazioni sociali.

L’assertività è la capacità di difendere i propri diritti e interessi senza danneggiare quelli degli altri. Empatia e assertività vanno di pari passo e trovare l’equilibrio tra entrambe è essenziale per risolvere con successo i conflitti sociali che sorgono nel corso della vita.

Il modo in cui i bambini si relazionano con i loro coetanei nei primi anni di vita è fondamentale per il loro sviluppo e adattamento. Per questo motivo è molto importante che i bambini riescano a sviluppare abilità sociali, necessarie per condurre una vita armoniosa e appagante con gli altri.

Fin dalla nascita le persone cercano di relazionarsi e creare legami affettivi, che saranno la base per acquisire tutte quelle abilità che li definiranno adulti. L’influenza di altre persone e le esperienze vissute in diverse situazioni sociali, li aiuteranno a sviluppare quei legami. Questo è noto come processo interattivo.

I bambini iniziano a sentire il bisogno di relazionarsi con gli altri a partire dai tre anni; però fino ai sei anni, queste relazioni non sono ancora forti e non sono in grado di generare legami stretti o permanenti.

Quando i bambini raggiungono l’età di nove anni, queste relazioni si rafforzano permettendo loro di formare gruppi più stabili e di rafforzare i legami emotivi. La scuola è un luogo vitale per il corretto sviluppo evolutivo dei bambini, sia cognitivamente che socialmente.

Il passaggio attraverso la scuola segna il carattere e la formazione della personalità di ogni bambino. Ci sono molti casi in cui il bambino non vive in un ambiente stabile e strutturato. In questi casi, la scuola diventa uno strumento indispensabile per costruire una personalità adeguata al raggiungimento della vita adulta.

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VALIDARE LE EMOZIONI DEI NOSTRI FIGLI

Validare le emozioni dei nostri figli è molto importante per loro, ma:

Cosa significa esattamente? Come lo facciamo? Cosa dobbiamo fare affinché i bambini lo sentano?

Quando qualcuno ci mostra la sua tristezza, il suo dolore o la sua angoscia, ci precipitiamo a dirgli che non succede nulla, che non è così grave, che non importa.

A maggior ragione, quando si tratta dei nostri figli, vogliamo eliminare quella sofferenza il più presto possibile, per proteggerli dal dolore, perché li amiamo e anche perché il loro dolore è anche il nostro. Soffriamo nel vederli soffrire.

Le emozioni sono involontarie e tutti proviamo emozioni. Inoltre, nessuno decide cosa vuole sentire, ma, a seconda della situazione che si vive, il nostro cervello “attiva” l’emozione associata a quel momento.

Quando diventiamo genitori, spesso ci troviamo a ripetere schemi dell’educazione che abbiamo ricevuto quando eravamo bambini; dopotutto, è tutto ciò che sappiamo. Tuttavia, se vogliamo stabilire un legame più sano e più forte con i nostri figli, il viaggio inizia proprio con le loro emozioni.

Perché è importante validare un’emozione?

Validare è accettare le emozioni dei nostri figli, anche se non siamo d’accordo o se le esprimono in modo inappropriato.

Validare un’emozione è riconoscerla come legittima, non cercare di negarla o reprimerla e rispettare il suo processo naturale.

Uno degli aspetti più importanti per validare le emozioni è che i nostri figli si sentano compresi. Però, se non proviamo, viviamo e sperimentiamo le nostre emozioni, sarà molto difficile per noi riconoscerle. Se non le conosciamo, è praticamente impossibile imparare a gestirle.

VALIDARE LE EMOZIONI

Quando i bambini stanno imparando a gestire le loro emozioni è importante che non ricevano rifiuti, che non vengano ignorati, che non si sentano dire “i bambini grandi non piangono” e che non vedano facce di disapprovazione. Le emozioni li accompagneranno per tutta la vita e saperle gestire è fondamentale.

Come validare le emozioni dei nostri figli. Alcuni suggerimenti:

  • Quando il bambino non riesce a identificare con precisione qual è l’emozione che lo travolge in quel momento, dare un nome a ciò che prova lo aiuta;
  • Spiegare al bambino che ciò che sta provando è una reazione normale e che ha il diritto di provarla;
  • Proponigli gli strumenti per gestire le emozioni, insegnandogli a diminuire la loro intensità cambiando i pensieri o cercando un’alternativa;
  • Non arrabbiarsi, ma dare un posto ai suoi sentimenti;
  • Il contatto visivo e fisico sono essenziali perché senta che siamo con lui, che lo capiamo e che capiamo cosa sta passando;
  • Esprimi a tuo figlio che comprendi cosa gli sta passando, per esempio raccontando una tua situazione in cui ti sei sentito allo stesso modo. L’importante è che il bambino impari che le emozioni fanno parte della vita, che tutti le proviamo e che non sono negative.

In questo modo il bambino si sentirà amato e rispettato; imparerà a identificare i suoi stati emotivi e ad affrontarli in modo sano e, soprattutto, stringerà con noi un legame di fiducia ed affetto.

Spesso, a causa del dolore che proviamo nel vederli soffrire, cerchiamo di distrarli con qualcos’altro in modo che, ad esempio, smettano di piangere, ma questo è controproducente. Le emozioni sono involontarie e il bambino ha bisogno di esprimerle ed affrontarle. Se blocchiamo i loro bisogni di espressione, ciò che impareranno è bloccare le emozioni, non a gestirle.

E tu, validi le emozioni di tuo figlio?

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L’IMPORTANZA DEL CONTATTO FISICO TRA GENITORI E FIGLI

Un abbraccio, una carezza o tenersi per mano possono alleviare la tristezza o aiutare a ridurre gli effetti dello stress. Pertanto, i genitori devono essere consapevoli dell’importanza del contatto fisico nell’educazione dei figli, soprattutto quando sono più giovani, poiché l’interazione fisica ha una grande influenza sulla salute, sullo sviluppo fisico, emotivo, mentale e cognitivo dei bambini.

Il contatto fisico tra genitori e figli innesca una serie di meccanismi fisiologici che contribuiscono a migliorare l’umore e la salute in generale. Un abbraccio in un momento di stress aiuta a ridurre la produzione di cortisolo che è la causa dello stress.

Oppure una carezza sulla tempia di un bambino può aiutarlo ad addormentarsi, poiché, con il contatto fisico, aumentano i livelli di serotonina, una sostanza legata alla regolazione dell’umore e del sonno.

Per questo l’importanza del contatto fisico nell’educazione dei bambini è giustificata dagli innumerevoli benefici che comporta sotto molti aspetti. Quindi, se i bambini crescono in una famiglia in cui si dimostra affetto anche attraverso l’interazione fisica, avranno importanti benefici come:

  • Migliori relazioni sociali e comunicative;
  • Riduzione e miglior gestione degli stati di ansia o di stress;
  • Riduzione della percezione del dolore;
  • Miglioramento dell’umore generale;
  • Aumento dell’autostima e della motivazione;
  • Incremento dei processi di apprendimento.

La vicinanza dei genitori e l’intimità fisica con i loro figli, fin dalla più tenera età, consentono di sviluppare un rapporto più profondo con loro anche quando saranno adolescenti o adulti.

Il contatto fisico con i figli è una forma di comunicazione non verbale, attraverso la quale i genitori possono dialogare, negoziare ed educare i propri figli.

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GENITORI ELICOTTERO:IL FENOMENO DI ESSERE IPERPROTETTIVI

Hai mai sentito il termine “Genitori Elicottero“? Hai idea di cosa siano?

Quante volte diciamo ai nostri figli: “Tesoro, stai attento a non cadere “, “Mastica bene il cibo altrimenti ti può fare male “. Queste frasi, apparentemente innocenti, se usate troppo spesso potrebbero essere dannose per i bambini.

Il termine “Padre Elicottero” nacque nel 1969 quando il Dott. Haim Ginott scrisse il libro “Genitori e Adolescenti“.

I genitori elicottero sono genitori che si concentrano troppo sui figli, assumendosi troppe responsabilità per le esperienze, i successi e i fallimenti dei loro figli. Si caratterizzano perché vogliono arrivano ad eccessi come: sovra protezione, controlli esagerati e ricerca della perfezione.

Genitori elicottero


Nell’infanzia, un genitore elicottero è sempre vigile sulle attività del figlio, impedendogli di fare le proprie cose da solo. Nei primi anni di scuola il “genitore elicottero” si occuperà di selezionare gli amici e le attività del bambino, dandogli un aiuto eccessivo per adempiere i doveri scolastici, giungendo anche a fargli i compiti.

Questi genitori hanno come caratteristica principale la credenza che l’infanzia dei loro piccoli dovrebbe essere il più piacevole possibile, senza emozioni negative. Ma ciò diventa dannoso per il bambino perché non può sperimentare la frustrazione, dato che ottiene tutto facilmente da mamma e papà.

Essere un genitore presente ha molti benefici per un bambino, gli dà sentimenti di amore e di accettazione, una maggiore fiducia in sé stesso e opportunità di crescita. Tuttavia, il problema è che l’educazione dei figli dei “Genitori Elicottero” è guidata dalla paura e dalle decisioni basate su ciò che potrebbe accadere di negativo, senza considerare che il fallimento e le sfide insegnano ai bambini nuove abilità per affrontare le delusioni.

La ricerca dimostra che i bambini che hanno genitori elicottero sono meno in grado di affrontare le sfide che richiede la propria crescita quali: comportarsi bene in classe, fare amicizie o avere un buon rendimento scolastico.

Come genitore è importante che tu abbia sempre il tempo di parlare con tuo figlio per capire se stai oltrepassando i limiti.  In termini pratici, questo significa lasciare che tuo figlio affronti e esperimenti le proprie sfide della vita da solo, accompagnandolo nel percorso di crescita.

Dobbiamo fare un passo indietro e, pur stando al suo fianco, dargli la possibilità di risolvere da solo il suo problema. Queste azioni ci aiuteranno a far crescere bambini forti e sicuri di sé, che è ciò che vogliamo.

Tu, ti consideri un genitore elicottero?

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