Essere genitori di un bambino ansioso non è un compito facile. Quando il bambino è ansioso al punto da non riuscire a godersi alcuni aspetti della vita, molti genitori cercano di fare qualcosa per aiutarlo, ma tutte le strategie che provano non sembrano funzionare.
Anzi, spesso le soluzioni tentate sembrano farli peggiorare, inoltre la maggior parte dei genitori pensa che i loro figli supereranno l’ansia “semplicemente crescendo”, mantenendo così questa sofferenza per molto tempo prima di scoprire che si può fare qualcosa di terapeutico.
L’ansia è un un’emozione normale, sana e necessaria che tutti proviamo. Serve per aiutarci a sopravvivere, mantenere la sicurezza e comportarci nel modo più appropriato nelle situazioni di pericolo. Questo tipo di ansia definita “motivata”, rappresenta un’adeguata risposta tipo “attacco/fuga” di fronte ad un pericolo reale; ossia combattere il pericolo o scappare da esso.
L’ansia diventa patologica quando si manifesta in assenza di pericoli reali, cioè quando non c’è alcuna necessità di attaccare o fuggire.
L’ansia patologica o immotivata include tre aspetti:
- fisici (batticuore, mal di stomaco, sudorazione, ecc.),
- cognitivi (pensieri negativi catastrofici),
- comportamentali (evitamento).
I bambini ansiosi percepiscono il mondo come un posto pericoloso (fisicamente, emotivamente e socialmente) e possono essere diventati ansiosi per situazioni vissute (traumi) oppure influenzati da genitori o altri adulti ansiosi.
I bambini ansiosi tendono a fare due errori nel loro modo di pensare:
- sopravvalutano la probabilità dell’avverarsi di un evento spiacevole,
- sopravvalutano la gravità delle conseguenze che ci saranno, se l’evento si verificasse.
Ciò che può farli sentire rapidamente meglio è tenerli lontani dalle situazioni che li rendono ansiosi. Però, così facendo, imparano che il modo per sentirsi meglio è evitare le situazioni che potrebbero provocare attacchi di ansia, ciò li porterà a evitare sempre di più e a creare un circolo vizioso. Questo tipo di comportamento, in realtà, nel tempo alimenta l’ansia.
I genitori si sentono tra due poli apparentemente opposti: da una parte avvertono il bisogno di rassicurare il figlio e di aiutarlo a sperimentare meno ansia possibile; ma, d’altra parte, si rendono conto che rassicurandolo o adattandosi alla sua ansia, non riusciranno mai a promuovere la sua autonomia.
Per molti genitori le spinte opposte di questi due poli portano ad una fluttuazione continua tra iperprotezione e le richieste eccessive.
La migliore risposta che i genitori possano dare alle ansie dei bambini è una combinazione di accettazione e legittimazione delle stesse, unite alla convinzione che i loro figli siano capaci di sopportare un’ansia leggermente maggiore di quella finora provata.
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